Nel trentesimo rapporto dedicato alla Libia, presentato dalla Procura della Corte Penale Internazionale per il periodo maggio-novembre 2025, emerge un quadro chiaro: Tripoli continua a non fornire risposte sul caso di Osama Almasri, ex direttore del carcere di Mitiga, accusato di omicidio, tortura, violenze sessuali e persecuzione.

Il documento ribadisce che Almasri resta destinatario di un mandato di arresto internazionale emesso ai sensi della Risoluzione 1970 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Secondo la Procura, l’ufficio del procuratore generale libico non ha ancora chiarito lo stato delle indagini interne né la disponibilità a collaborare con la Corte.

Scontri a Tripoli e milizie in tensione

Il rapporto arriva mentre nella capitale si registrano nuovi episodi di violenza. Come anticipato da “Agenzia Nova”, miliziani legati ad Almasri sono rimasti coinvolti in scontri nella zona di Ain Zara, con quattro feriti. Le tensioni sarebbero nate dopo il tentativo di un gruppo vicino all’ex direttore di Mitiga di assumere il controllo di una struttura collegata al comandante Hakim al Sheikh, figura influente della Forza Rada. Almasri, destinatario dal 5 novembre di un ordine di arresto emesso dalla magistratura libica per violazioni dei diritti dei detenuti, accuserebbe al Sheikh di averlo abbandonato e di essersi avvicinato al Governo di unità nazionale.

Non esistono conferme ufficiali sul luogo in cui si trova: potrebbe essere agli arresti domiciliari nel quartiere di Suq al Juma o trattenuto in una struttura formale.

Il caso Al Hishri: imminente trasferimento all’Aia

Un capitolo specifico del rapporto è dedicato a Khaled Mohamed Ali El Hishri, noto come “Al Buti”, arrestato in Germania il 16 luglio 2025. La Procura informa che Berlino ha avviato le procedure di consegna e che il trasferimento alla Corte dell’Aia avverrà al termine delle verifiche giuridiche previste. Secondo il documento, si tratta di «una tappa significativa», poiché costituirà il primo trasferimento di un sospettato libico nell’ambito del dossier sulla Libia.

Indagini sui crimini contro i migranti e nuovi mandati riservati

Il rapporto conferma un ampliamento delle indagini relative ai crimini commessi contro i migranti in Libia, con attenzione alle violenze sistematiche esercitate da reti transnazionali del traffico verso l’Europa. Le attività investigative, condotte insieme al Joint Team europeo, riguardano anche i trasferimenti interni e gli spostamenti verso la costa, aree in cui operano gruppi criminali radicati. La Cpi annuncia la richiesta di nuovi mandati di arresto riguardanti vari filoni d’indagine, tra cui crimini nelle carceri e violenze contro migranti durante operazioni militari. Tuttavia, tali mandati restano classificati per ragioni di sicurezza. Attualmente risultano pendenti nove mandati pubblici.

Pur riconoscendo alcuni progressi nella collaborazione con Tripoli, la Procura segnala che l’ufficio del procuratore generale libico non ha fornito dettagli né sui procedimenti nazionali né sulla posizione di figure chiave come Almasri. Il rapporto richiama l’esigenza di un coordinamento più solido tra indagini interne e internazionali, soprattutto per i casi legati a Mitiga, Tarhuna e ai centri di detenzione per migranti.

Un semestre definito “di avanzamento senza precedenti”

La relazione definisce il periodo maggio-novembre 2025 come una fase di «avanzamento senza precedenti», con oltre 25 missioni investigative condotte in sei Paesi, l’acquisizione di più di 1.500 elementi probatori e un ampliamento della cooperazione con organizzazioni internazionali e realtà della società civile. L’avvio del primo procedimento a carico di un sospettato libico viene qualificato come un passaggio «trasformativo» nell’attuazione del mandato della Corte.