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Da Mosca arrivano segnali di cautela. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito “premature” le affermazioni secondo cui il piano di pace USA starebbe avvicinando il conflitto a una soluzione. «È troppo presto per dirlo», ha dichiarato alla Tass, sottolineando che tra Russia e Stati Uniti restano «contatti in corso», ma nulla che lasci presagire un imminente accordo.
Resta senza data anche la visita a Mosca di Steve Whitkoff, inviato speciale del presidente Donald Trump: lo stesso Peskov ha precisato che la tempistica «deve ancora essere definita».
La destra tedesca rivendica il ruolo di Washington
La posizione americana rimbalza nelle capitali europee e alimenta tensioni politiche interne. Al Bundestag, Alice Weidel, leader dell’AfD, ha ringraziato Trump sostenendo che «grazie a lui oggi esiste una reale possibilità di pace». Le parole, provocatorie, si accompagnano a un attacco diretto al governo tedesco, accusato di spendere miliardi «senza sapere se finiranno nelle mani di corrotti». L’AfD ha presentato anche un piano in 12 punti che comprende la richiesta di riprendere l’acquisto di gas russo, definito «interesse nazionale», una posizione che riapre vecchie fratture energetiche in Germania.
La Nato: anche con un accordo, la Russia resta una minaccia
Nelle stesse ore, il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha rilasciato dichiarazioni di segno opposto. Pur ritenendo «possibile» che la guerra finisca entro il 2025, ha ribadito che la Russia resterà «una minaccia a lungo termine» per l’Europa, indipendentemente dall'esito di eventuali negoziati. Rutte si è allineato alla visione di Trump sulla necessità di «fermare la carneficina», ma ha insistito sull’urgenza di investire molto di più nella difesa europea.
Mosca accusa l’Europa di «intromissioni inutili»
Sul fronte russo, il consigliere presidenziale Yuri Ushakov ha accusato gli europei di interferire «inutilmente» nelle questioni relative al piano di pace USA. In televisione ha definito «inaccettabili» le fughe di notizie sulle trattative, ricordando che «si discute di una questione estremamente seria». Ushakov non esclude una possibile fine del conflitto nel 2025: «Mi piacerebbe», ha dichiarato a Interfax, pur lasciando intendere che molto dipenderà da Washington.
Von der Leyen: nessuna limitazione alle forze ucraine
L’Europa istituzionale risponde con fermezza. Intervenendo a Strasburgo, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha chiarito che un eventuale accordo «non potrà prevedere limitazioni per le forze armate ucraine». Per Bruxelles, la priorità è garantire una pace «giusta e duratura», che metta Kiev al riparo da nuovi attacchi. «La sicurezza dell’Ucraina è la sicurezza dell’Europa», ha ribadito, chiedendo garanzie solide e di lungo periodo.
Anche Berlino si muove tra prudenza e aperture. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha respinto con decisione l’idea di una pace «attraverso la capitolazione», garantendo che la Germania continuerà a sostenere Kiev. Al tempo stesso ha riconosciuto il valore degli sforzi diplomatici di Trump: «L’Europa non è una pedina, ma un attore sovrano», ha spiegato, rivendicando un ruolo europeo nella definizione di ogni accordo.


