La monogamia resta un cardine insostituibile del matrimonio cristiano, anche quando il desiderio sessuale nella coppia si affievolisce. Lo ribadisce la nota “Una caro” diffusa dal Dicastero per la Fede, che propone una riflessione ampia sull’amore coniugale, sulle sue dinamiche spirituali e sulle derive culturali che ne minacciano la solidità. Il testo sottolinea che l’unione tra due sposi non si esaurisce nella dimensione erotica, ma si radica in una reciprocità che si alimenta giorno dopo giorno, attraverso amicizia, complicità e sostegno.

Secondo il Dicastero, l’amore coniugale non implica possesso, ma riconoscimento della dignità e della libertà dell’altro. Ogni forma di manipolazione o controllo è incompatibile con il matrimonio cristiano, che chiede un’adesione libera e continua: «scegliersi a più riprese» diventa il dinamismo attraverso cui la relazione cresce nel tempo. La sessualità, vissuta come dono reciproco e santificata dal sacramento, è parte di questo percorso, diventando strumento di maturazione spirituale.

La nota insiste sul valore dell’appartenenza reciproca, concetto che affonda le radici nella tradizione patristica. San Leone Magno la richiamava come realtà originaria del legame nuziale, mentre San Tommaso d’Aquino la definiva frutto di un amore scambievole, capace di generare autentica amicizia. Nel rito latino, il consenso espresso con «Io accolgo te come mia sposa» e «Io accolgo te come mio sposo» rappresenta proprio questa dinamica di dono e accoglienza, materia e forma del matrimonio.

La riflessione, tuttavia, non si limita all’aspetto teologico. La nota invita a confrontarsi con le sfide contemporanee, in particolare il poliamore, l’adulterio e la poligamia. Richiamando il pensiero del filosofo Emmanuel Levinas, il Dicastero afferma che la relazione autentica è un «faccia a faccia» che riconosce il volto dell’altro nella sua unicità. La moltiplicazione delle relazioni, avverte il documento, frammenta l’unità dell’amore e dissolve la responsabilità reciproca, come insegna il mito di Don Giovanni: «il numero dissolve il nome».

L’amore esclusivo, sottolinea il testo, non è un vincolo ma una forma alta di libertà: consente agli sposi di crescere insieme nella carità, affrontare le difficoltà, superare momenti di distanza emotiva e mantenere viva la gioia di condividere il cammino. Anche nei periodi in cui la passione si attenua, la vera intimità coniugale si costruisce nel rispetto, nella delicatezza e nei gesti quotidiani di cura.