Il piano di pace elaborato dal presidente statunitense Donald Trump per porre fine alla guerra in Ucraina continua a suscitare reazioni divergenti sullo scenario internazionale. Intervistato da Rtl, il presidente francese Emmanuel Macron lo ha definito «un passo nella giusta direzione», pur precisando che il documento contiene «elementi che meritavano di essere discussi e migliorati». Macron ha ribadito che «nessuno può dire agli ucraini quali concessioni territoriali devono essere disposti a fare» e ha avvertito che una pace che si traducesse in una capitolazione di Kyiv «darebbe alla Russia l’opportunità di continuare a spingersi oltre e mettere a repentaglio la nostra sicurezza collettiva».

Dal Cremlino arriva invece un’apertura. Il portavoce Dmitrij Peskov ha affermato che «al momento, l’unica cosa che esiste in modo sostanziale è il progetto statunitense, il progetto di Trump». Secondo Peskov, la proposta «può diventare una base molto buona per i negoziati» e il presidente Vladimir Putin mantiene questa posizione. «Verrà il momento in cui ce ne occuperemo concretamente», ha aggiunto.

In Ucraina si guarda invece al prossimo passo diplomatico. Il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale, Rustem Umerov, ha dichiarato su Telegram che Kyiv vuole organizzare un incontro tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump «il prima possibile a novembre», considerandolo fondamentale per accelerare le discussioni sulla fine della guerra.

Le tensioni si spostano anche su un altro fronte. Il Servizio di intelligence estera russo (Svr) ha diffuso una nota sostenendo che il Regno Unito starebbe tentando di «sminuire l’atteggiamento pacificatore» di Trump.

Secondo il servizio, sarebbero stati predisposti piani per rilanciare i vecchi dossier dell’ex agente Christopher Steele e screditare il capo della Casa Bianca con accuse di legami con i servizi sovietici e russi. «Questo è il piano di emergenza nel caso in cui le attività di pacificazione del presidente degli Stati Uniti impediscano a Londra di continuare a guadagnare sul sangue degli ucraini», afferma la nota. Lo Svr sostiene inoltre che il sostegno britannico a Kyiv risponderebbe alla necessità di coprire «profitti della guerra» considerati vitali per l’economia del Regno Unito.