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Jair Bolsonaro
Jair Bolsonaro resterà in carcerazione preventiva. La prima sezione della Corte suprema brasiliana ha confermato la misura già disposta sabato dal relatore, Alexandre de Moraes, che aveva parlato di un concreto pericolo di fuga dopo la manomissione della cavigliera elettronica e l’uso delle manifestazioni dei suoi sostenitori per aggirare i domiciliari. I giudici Flavio Dino e Cristiano Zanin hanno votato per il mantenimento della misura, rendendo irrilevante il voto dell’ultima componente, Carmen Lucia.
L’ex presidente si trova nei locali della Polizia federale a Brasilia dal 22, giorno in cui Moraes ha ritenuto compromesse le condizioni della detenzione domiciliare. Bolsonaro stava attendendo l’esito dei possibili ricorsi contro la condanna a 27 anni e tre mesi per il tentativo di colpo di Stato di fine 2022. La carcerazione preventiva è definita «a tempo indeterminato» e dovrà essere riesaminata ogni 90 giorni. All’interno della struttura Bolsonaro riceverà assistenza medica, mentre ogni visita, salvo quelle di avvocati e medici, dovrà essere autorizzata dalla Corte.
A pesare sulla decisione sono stati soprattutto i dettagli forniti da Moraes. Il giudice ha denunciato la manomissione della cavigliera elettronica, documentata dalle foto diffuse dai media: un danneggiamento avvenuto alle otto del mattino, prova per Moraes di un «evidente pericolo di fuga». Ha inoltre ricordato la manifestazione organizzata dal figlio Flavio Bolsonaro nei pressi del domicilio dell’ex presidente, giudicata un fattore di rischio per l’effettività della detenzione.
Il magistrato ha richiamato inoltre precedenti casi di esponenti della destra che si sono sottratti alla giustizia: dalla deputata Carla Zambelli, riparata in Italia, a Eduardo Bolsonaro, ora negli Stati Uniti. Non irrilevante anche la vicinanza della residenza dell’ex capo di Stato all’ambasciata americana, a quindici minuti d’auto, e la pendenza delle indagini sull’ipotesi di richiesta di asilo presso l’ambasciata argentina.
Davanti alla giudice Luciana Sorrentino, Bolsonaro ha spiegato la manomissione del dispositivo parlando di un episodio di «paranoia» e «allucinazione» legato agli psicofarmaci assunti per neuropatia e ansia. Ha sostenuto di essersi convinto che nella cavigliera fosse nascosto un microfono e di aver tentato di romperlo con un saldatore, per poi fermarsi e chiamare lui stesso gli agenti. Secondo la difesa, non si tratterebbe in alcun modo di un tentativo di fuga. Gli avvocati hanno mostrato anche un video che, a loro dire, dimostrerebbe lo stato confusionale del loro assistito.
I figli dell’ex presidente hanno difeso pubblicamente Bolsonaro. Flavio ha parlato di un gesto dettato dalla «disperazione», sostenendo che il padre non avrebbe mai avuto intenzione di fuggire: «Questa sarebbe la fuga miracolosa. Sarebbe volato via», ha ironizzato. Carlos Bolsonaro ha aggiunto che, se avesse voluto togliersi la cavigliera, «l’avrebbe tagliata invece di usare un saldatore». Eduardo Bolsonaro ha definito la vicenda una «persecuzione», paragonando il Brasile a «regimi autoritari» e sostenendo che «stiamo diventando la Corea del Nord».
Bolsonaro è ai domiciliari dal 4 agosto per il mancato rispetto delle misure cautelari imposte in vista della conclusione del processo. La condanna, oltre ai 27 anni e tre mesi di reclusione, prevede l’interdizione dai pubblici uffici fino a otto anni dopo la fine della pena: salvo riduzioni, il divieto si estenderebbe fino al 2060, quando l’ex presidente avrebbe 105 anni.


