Tira una strana aria a Bruxelles, un vento gelido, siberiano. L’arresto dell’ex ministra Mogherini – una presunta frode senza l’ombra di un euro – piomba in un momento che definire delicato è un esercizio di understatement.

A essere un filo complottisti - giusto un filo - verrebbe da notare una piccola costellazione di indizi che porta decisamente verso Oriente; dalle parti di Mosca, tanto per capirci. Si tratta di suggestioni, per carità, semplici coincidenze. Tipo quella dell’arresto che cade qualche ora prima del voto della Commissione Juri di Strasburgo, incaricata di decidere se revocare l’immunità alle eurodeputate dem Moretti e Gualmini nel caso Qatargate, un’indagine che sta crollando miseramente sotto gli occhi della procura belga.

E di Budapest vogliamo parlarne? Dal cuore del puntinismo europeo – dove l’abbraccio Orbán-Putin ha fatto sobbalzare le cancellerie di mezza Europa – ecco, da lì, un minuto dopo l’annuncio dell’arresto di Mogherini è partito un comunicato di fuoco contro la corruzione che investirebbe la “grande palude europea”.

Eccola qui la parola magica: corruzione. Perché la stessa accusa, e qui siamo alla terza strana coincidenza, rimbalza in questi giorni anche verso Kiev, con la potenza mediatica di un missile ipersonico: titoli e articoli che descrivono il cerchio magico di Zelensky come un’associazione a delinquere ma che dimenticano che il Cremlino - come spiegato dal nostro Gennaro Grimolizzi - è gestito da una sorta di clan che ordina omicidi e arraffa soldi a palate.

Insomma: tanti indizi, nessuna prova – come sempre. Ma non stupirebbe affatto se, dietro questo festival di tempismi perfetti, si intravedesse anche lo zampino di Mosca, discreto come il gelo che non fa rumore ma entra nelle ossa. Stay tuned…