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Un dialogo senza precedenti tra istituzioni e detenuti si è svolto ieri nel carcere romano di Rebibbia, dove il laboratorio “Spes contra spem” promosso da Nessuno tocchi Caino ha ospitato due figure di vertice dello Stato: Fabio Pinelli, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, e Ignazio La Russa, presidente del Senato. La loro presenza ha assunto un valore simbolico e politico forte, dimostrando un impegno concreto nell’affrontare quella che viene ormai definita da più parti un’emergenza umanitaria: il sovraffollamento carcerario. Fabio Pinelli ha voluto interrogarsi a fondo sulla funzione rieducativa della pena, chiedendosi se la privazione della libertà sia ancora oggi lo strumento più adeguato per rispondere al reato. Il vicepresidente del Csm ha sottolineato che bsogna interrompere quella che è una violazione costante dei diritti umani fondamentali con gli strumenti che la politica ha a disposizione.
Richiamando le parole di Gaetano Silvestri, Pinelli ha ribadito che la dignità della persona viene prima di tutto, e che solo una pena che rispetti tale principio può dirsi legittima. In questa prospettiva, ha rilanciato la proposta di Nessuno tocchi Caino e Roberto Giachetti per una liberazione anticipata speciale, arrivando a ipotizzare un’estensione del beneficio da 75 a 90 giorni ogni semestre per chi si comporta bene in carcere.
Di tono altrettanto deciso l’intervento del presidente del Senato, Ignazio La Russa, che ha sottolineato la necessità di una risposta parlamentare unitaria. La Russa ha sottolineato come il sovraffollamento generi sofferenze non previste dalla legge, e va affrontato come priorità. Ha ribadito il suo impegno a lavorare anche durante la pausa estiva per favorire una convergenza tra i gruppi parlamentari su una proposta di legge.
Due le strade su cui sta lavorando: da un lato la proposta di detenzione domiciliare per i detenuti a fine pena, sul modello della legge 199 adottata durante l’emergenza Covid; dall’altro la già citata liberazione anticipata speciale, che garantirebbe un’applicazione più generalizzata e meno discriminatoria.
Secondo Sergio D’Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino, il laboratorio ha avuto un valore straordinario perché «ha messo in contatto diretto detenuti e detenenti – come diceva Marco Pannella – con le più alte cariche dello Stato. Il sovraffollamento è oggi una violazione permanente dei diritti umani, e i nostri laboratori servono a far emergere questa verità. Oggi abbiamo ascoltato una vera e propria lezione magistrale da parte di Pinelli, che ha posto il tema della legalità della pena in questi contesti». D’Elia ha poi espresso apprezzamento per l’impegno espresso da La Russa a favore di una soluzione parlamentare rapida e condivisa.
Rita Bernardini, presidente di Nessuno tocchi Caino, ha voluto sottolineare il valore dell’incontro avvenuto nel reparto G8 di Rebibbia: «È stato un esempio di rieducazione e risocializzazione in atto», ha detto. Bernardini, ricordando gli interventi tra gli altri di Gianni Alemanno e fabio Falbo, ha insistito sulla forza simbolica della partecipazione istituzionale: «Pinelli ci ha richiamato alla necessità di riflettere non solo sul senso della pena, ma sulle ostilità culturali al reinserimento sociale. Ha proposto un confronto tra giuristi di diverse scuole per ripensare il diritto penale nella modernità».
Secondo Elisabetta Zamparutti, tesoriera di Nessuno Tocchi Caino, la giornata ha rappresentato un punto alto nel dibattito pubblico sulla questione carceraria. «Oggi è stato possibile mettere insieme detenuti, autorità e società civile in un confronto che ha toccato il cuore del problema: trasformare uno stato di torto in uno stato di diritto». Per Zamparutti, è fondamentale che tanto Pinelli quanto La Russa abbiano posto l’accento sulla dignità umana come limite invalicabile, richiamando l’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Infine, Massimo Arlecchino, presidente del Movimento Indipendenza, ha parlato con una duplice emozione: «Orgoglio per far parte di Nessuno tocchi Caino e per l’attenzione che oggi siamo riusciti a ottenere; ma anche sconforto nel constatare, ancora una volta, gli effetti devastanti del sovraffollamento sulla vita quotidiana dei detenuti». Arlecchino ha denunciato situazioni in cui detenuti saltano cicli di chemioterapia o sedute di dialisi per carenza di personale.
Rita Bernardini ha sottolineato la forte carica umana e trasversale dell’iniziativa. Presenti anche giovani volontari di Fratelli d’Italia della sezione Prati, interessati a capire come poter essere utili dentro il carcere: «Segno – ha concluso Bernardini – che su certi temi, quando si parla di umanità, non ci sono confini politici».