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ROBERT PREVOST PAPA LEONE XIV
Un appello forte, affinché nessuno venga lasciato indietro, e la speranza che anche nel concreto si possano aprire strade nuove come l’amnistia e l’indulto. Papa Leone XIV ha presieduto domenica la messa del Giubileo dei detenuti, ultimo grande evento dell’Anno Santo 2025, chiudendo simbolicamente un percorso iniziato il 26 dicembre scorso, quando Papa Francesco aveva voluto aprire una Porta Santa nel carcere di Rebibbia.
«Che nessuno vada perduto»
«Che nessuno vada perduto! Che tutti siano salvati! Questo vuole il nostro Dio, questo è il suo Regno», ha scandito il Pontefice nell’omelia, richiamando il cuore del messaggio evangelico e il senso stesso del Giubileo. Parole pronunciate davanti a detenuti, operatori penitenziari e volontari, in un contesto carico di significato simbolico e umano.
Leone XIV non ha però nascosto le difficoltà che ancora segnano il mondo carcerario. «Dobbiamo riconoscere che, nonostante l’impegno di molti, c’è ancora tanto da fare», ha detto, elencando problemi strutturali e irrisolti: il sovraffollamento, la mancanza di programmi educativi stabili, la carenza di reali opportunità di lavoro e di reinserimento.
Le ferite del passato e la tentazione di arrendersi
Il Papa ha poi allargato lo sguardo alla dimensione personale della detenzione. «Non dimentichiamo il peso del passato, le ferite da medicare nel corpo e nel cuore, le delusioni, la pazienza infinita che ci vuole quando si intraprendono cammini di conversione», ha affermato, ricordando anche la fatica del perdono e la tentazione di arrendersi.
Un passaggio che restituisce la complessità della vita carceraria, dove la pena non è solo giuridica ma anche esistenziale, e dove il tempo rischia di diventare immobilità se non accompagnato da prospettive concrete.
Il richiamo a Francesco: amnistia e indulto
Nel cuore dell’omelia, Leone XIV ha richiamato esplicitamente il magistero del suo predecessore. Papa Francesco, ha ricordato, «auspicava che si potessero concedere, per l’Anno Santo, anche forme di amnistia o di condono della pena, volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società».
Un desiderio che il Papa ha rilanciato con forza: «Confido che in molti Paesi si dia seguito al suo desiderio», ha detto, indicando una direzione chiara alle istituzioni civili e politiche, chiamate a tradurre la misericordia in scelte concrete.
Lo sguardo sul mondo: l’appello per il Congo
Al termine dell’Angelus, Leone XIV ha allargato lo sguardo oltre i confini del carcere e dell’Anno Santo, richiamando anche la crisi internazionale. «Seguo con viva preoccupazione la ripresa degli scontri nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo», ha detto, esprimendo vicinanza alla popolazione e invitando le parti in conflitto a cessare le violenze e a riprendere il dialogo nel rispetto dei processi di pace in corso.




