La visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al carcere femminile di Rebibbia ha segnato una giornata dal forte valore simbolico, dedicata alla cultura come strumento di rinascita per le persone detenute. Il Capo dello Stato è intervenuto all’inaugurazione di “Benu”, l’installazione permanente realizzata dall’artista Eugenio Tibaldi, un progetto nato in collaborazione con le donne recluse e carico di significati legati alla rigenerazione, al futuro e alla possibilità di un nuovo inizio.

Mattarella ha sottolineato come le testimonianze e le espressioni artistiche che emergono dal lavoro svolto nel penitenziario trovino un punto di convergenza nel messaggio che l’opera intende trasmettere: «La rinascita, il futuro, non soltanto la speranza, ma la certezza del futuro». Un concetto che il Presidente ha legato alla simbologia della Fenice, evocata dall’installazione, e alla capacità dell’arte di dare voce alle sensibilità delle donne detenute. «Vorrei ringraziare il maestro Eugenio Tibaldi: avere collocato insieme il suo genio artistico e le sensibilità delle donne di Rebibbia è stato un grande lavoro», ha dichiarato, aggiungendo che l’autore «è stato veicolo e strumento dei loro sentimenti, dei loro spunti artistici».

Durante il suo intervento, il Capo dello Stato ha ribadito il valore dei percorsi culturali già attivi nei due istituti del complesso penitenziario, dove studio, teatro e arte raffigurativa rappresentano strumenti fondamentali per orientare la volontà di rinascita e costruire prospettive nuove per chi vive in detenzione. Ma Mattarella non ha mancato di richiamare l’attenzione sulle criticità del sistema: «Non si può ignorare che vi sono istituti che hanno una condizione totalmente inaccettabile», ha affermato, ribadendo come la cultura resti «il terreno migliore, più alto per costruire futuro, recupero e rinascita».

Nella stessa giornata, il Presidente ha diffuso un messaggio in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani, legando il tema penitenziario ai valori universali su cui si fonda la Repubblica italiana. Mattarella ha ricordato che l’Italia rinnova il suo «convinto sostegno a un ordine internazionale basato sul rispetto dei diritti umani», un impegno che discende direttamente dalla Costituzione e dai suoi principi: il ripudio della guerra, la giustizia, la solidarietà, l’uguaglianza e la libertà. Valori che, ha sottolineato, hanno ispirato anche la costruzione europea, divenuta «uno spazio di pace e di diritti senza precedenti».

«Ricordare la centralità dei diritti umani non significa indulgere nella memoria del dolore, ma assumere quella memoria come guida per l’azione», ha spiegato, indicando la responsabilità collettiva di impedire che la violenza prevalga sulle regole e che le violazioni restino impunite. «La Dichiarazione del 1948 non deve restare un enunciato di alti ideali, ma un codice di condotta cui tutti gli Stati scelgano di conformarsi».