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ELLY SCHLEIN SEGRETARIA PD
Molti si attendevano quattro diverse mozioni da parte dei partiti di opposizione alle comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che sarà in Aula oggi in vista del Consiglio europeo di domani e giovedì. E invece, giusto per non scontentare nessuno, i testi dei partiti di centrosinistra saranno addirittura cinque, perché troppe sono le sfumature sugli aiuti all’Ucraina, principale tema sul tavolo, ma anche sul congelamento degli asset russi, sulla seconda fase del piano di pace in Medio Oriente e sul piano di riarmo europeo.
Come sempre le discussioni più ampie sono nel Pd, i cui parlamentari si riuniranno di prima mattina in sala Berlinguer alla Camera, per fare il punto e decidere la strategia da adottare in Aula. Al momento in cui scriviamo sembra delinearsi lo stesso scenario visto nei mesi scorsi, con i cinque partiti di opposizione - Pd, M5S, Avs, Iv, Più Europa e Azione - che presenteranno e voteranno le proprie mozioni riservandosi di votare parti di quelle dei partiti alleati considerate condivisibili e votando contro le mozioni della maggioranza.
Le distanze fra dem e pentastellati rimangono inalterate e riguardano soprattutto l’invio di aiuti all’Ucraina, con il Pd a favore e il M5S contrario. Ma maggiori convergenze ci sono sul riarmo europeo, con il presidente M5S Giuseppe Conte che durante un punto stampa a Campo Marzio ha ribadito la linea: «Dobbiamo investire sulla sanità e prendere i soldi dove li stiamo buttando», cioè «in decreti addirittura urgenti dove investiamo miliardi per il riarmo». Netta anche la posizione sul riconoscimento della Palestina, condivisa con il Pd.
Nel suo testo i dem impegnano il governo «a riconoscere, sia in sede nazionale che a livello europeo, la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele» La segretaria del Pd Elly Schlein conferma invece che la linea dem sulle armi all’Ucraina «è stata sempre netta e chiara», ribadendo i punti fermi che sono comuni alle principali cancellerie europee. «Abbiamo sempre supportato un popolo ingiustamente invaso e crediamo che non si possa fare un tavolo negoziale senza il popolo che ha subito questa invasione criminale». Ribadendo tuttavia che una pace giusta «non può essere delegata alle telefonate bilaterali tra Putin e Trump».
I riformisti dem, con i quali c’è stata tensione durante l’Assemblea nazionale di domenica scorsa a Roma, premono per una posizione di netto sostegno al governo di Kiev, incluso l’utilizzo degli asset russi, tema sul quale c’è diversità di vedute anche in maggioranza. «Il Consiglio europeo sarà decisivo per la sicurezza e il ruolo dell’Europa nel mondo - ha scritto Giorgio Gori, eurodeputato ed esponente di spicco dei riformisti - La scelta più importante riguarda i beni russi congelati (210 miliardi) da usare come garanzia per un prestito all’Ucraina, fondamentale per assicurarne la resistenza nei prossimi due anni».
Chiamando in causa anche il governo, visto che l’Italia finora ha sempre frenato sulla corresponsabilità sull’utilizzo dei fondi chiesta dal Belgio, Paese che ne detiene la maggior parte.
La minoranza Pd, in passato, ha votato parti delle mozioni di altre forze parlamentari proprio sul tema dell’Ucraina e non si può escludere che possa accadere anche oggi, magari sul testo di Iv. Eventualità questa che potrebbe riguardare soltanto la Camera, visto che al Senato la maggioranza presenterà come sempre una propria mozione votata la quale decadono tutte le altre, a meno che il governo non dia parere favorevole su una delle mozioni delle opposizioni, come accaduto in passato con quella presentata dal segretario di Azione, Carlo Calenda. In quel caso, i riformisti dem (che al Senato sono un nutrito gruppo) potrebbero votare, oltre alla mozione del proprio partito, anche quella considerata “buona” dal governo.
Dalle parti di Avs netta contrarietà all’invio di armi ma c’è disponibilità a valutare come utilizzare gli asset russi congelati. «Mentre la manovra finora ha arrancato per mesi al Senato ecco arrivare nuovi decreti urgenti del governo, naturalmente per nuove spese militari - spiega Nicola Fratoianni - A me pare un vero e proprio schiaffo alle famiglie italiane».
Ogni sostegno economico, politico e militare all’Ucraina, anche con l’utilizzo degli asset russi congelati, è invece la posizione di Più Europa, condivisa con Iv e Azione, i cui testi tuttavia potrebbero divergere sui toni e e le definizioni utilizzate: più deciso quello di Calenda, più riflessivo quello di Matteo Renzi.
«I cincischiamenti europei su piano Putin/ Trump, su asset russi congelati e prestiti e sull'invio di armi all'Ucraina, rappresentano il naufragio di una classe dirigente occidentale senza senso della Storia - ha scritto ieri il leader di Azione - L’unico ad avere le idee chiare sulla Russia è Mattarella». .


