Dieci anni dopo, il nome di Dominique Velati continua a rappresentare uno spartiacque nel dibattito italiano sul fine vita. Il 15 dicembre 2015 moriva a Berna, a 59 anni, dopo aver scelto di chiedere pubblicamente aiuto per porre fine alle sofferenze provocate da un cancro terminale. Una scelta che, allora, rompeva un tabù e che oggi è considerata una delle tappe fondamentali nel percorso di attuazione dei principi costituzionali sul diritto all’aiuto medico alla morte volontaria.

Chi era Dominique Velati

Originaria di Borgomanero, militante radicale e iscritta all’Associazione Luca Coscioni, Dominique era storica amica di Marco Pannella. Decise di non attendere l’agonia finale e di rendere pubblica la propria scelta proprio per costringere le istituzioni italiane ad assumersi una responsabilità politica e legislativa rimasta per anni inevasa.

Ad accompagnarla in Svizzera fu Marco Cappato, allora tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni e presidente dell’Associazione Soccorso Civile. Cappato fornì informazioni, assistenza procedurale e coprì le spese del viaggio, trasformando quell’aiuto in un atto pubblico di disobbedienza civile, finalizzato a sollecitare il Parlamento a discutere la legge di iniziativa popolare per l’eutanasia legale depositata nel 2013 e mai calendarizzata.

Dopo la morte di Dominique, Cappato si autodenunciò ai Carabinieri di Roma, esponendosi all’accusa di violazione dell’articolo 580 del codice penale, che punisce l’aiuto al suicidio fino a dodici anni di reclusione. Quel gesto segnò l’inizio di una nuova stagione: il tema uscì dalla clandestinità ed entrò nel confronto pubblico, giudiziario e istituzionale. Oggi l’Associazione Soccorso Civile conta oltre cinquanta iscritti e tredici volontari risultano indagati o imputati in procedimenti penali.

Fine vita, gli altri casi

Negli anni successivi, altre vicende hanno inciso in modo decisivo. Il caso di DJ Fabo, al secolo Fabiano Antoniani, ha portato alla storica sentenza 242 del 2019 della Corte costituzionale, che ha stabilito la non punibilità dell’aiuto al suicidio in presenza di condizioni precise. Successivamente, casi come quello di Davide Trentini hanno ampliato l’interpretazione dei requisiti, estendendo la platea delle persone che possono accedere legalmente a questo diritto.

Nonostante ciò, il percorso resta incompleto. Alcuni malati continuano a recarsi in Svizzera a causa di interpretazioni restrittive della giurisprudenza. Anche in questi casi, Marco Cappato e Soccorso Civile hanno offerto supporto, mentre diversi procedimenti giudiziari restano aperti. In Italia, oggi, sono sei i procedimenti in corso in quattro città per tredici persone coinvolte in accompagnamenti alla morte volontaria all’estero.

A Milano sono pendenti i casi di Romano, affetto da parkinsonismo atipico, di Elena Altamira, malata oncologica, e di Margherita Botto, deceduta nel novembre 2023. A Firenze il procedimento relativo a Massimiliano, noto come MIB, è stato trasferito a Como.

A Bologna, per Paola, morta nel febbraio 2023, il Gip ha sollevato una questione di legittimità costituzionale sul requisito del trattamento di sostegno vitale indicato dalla sentenza 242/19. A Roma, infine, il procedimento per Sibilla Barbieri, attrice e regista malata oncologica, ha visto il pubblico ministero chiedere l’archiviazione. Altri tre casi, resi pubblici dai volontari di Soccorso Civile, non hanno invece dato origine ad alcuna indagine.