Alla vigilia dell’esame parlamentare della Legge di Bilancio 2026, il vicepremier Matteo Salvini scaglia un duro attacco contro il settore bancario: «Ogni lamentela in più sarà un miliardo in più che chiederemo. Gli unici che non si possono lamentare in Italia sono i banchieri». Di fronte a questa escalation, la tensione nella maggioranza torna a salire, con Forza Italia e Fratelli d’Italia che chiedono trasparenza e risposte al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.

Il tema del contributo delle banche

Salvini è tornato sulla questione del contributo richiesto alle banche in sede di manovra, puntando il dito contro gli utili del settore citando la cifra «50 miliardi di guadagno» stimata per il 2025. Secondo il leader della Lega, esiste «una parte di quei guadagni dovuti alle commissioni che impongono ai commercianti o agli interessi che chiedono a chi prende un prestito, o che non danno a chi lascia i soldi in banca». Visto il contesto, la richiesta di un contributo di 4 miliardi – e l’ipotesi che possa salire fino a 6-7 miliardi – assume un carattere politico e simbolico.

Sull’altro versante, Forza Italia contesta la modalità della misura e solleva dubbi rispetto all’aumento della tassazione non concordato sui redditi bancari. Il portavoce azzurro Raffaele Nevi ha rivolto un secco invito alla Lega: «Chieda al ministro dell’Economia cosa vuole fare». Anche Fratelli d’Italia, con il responsabile economico Marco Osnato, imputa alla Lega la gestione del dossier e invita Giorgetti a prendere posizione.

Intanto il responsabile del dipartimento Economia della Lega, Alberto Bagnai, sottolinea che il settore bancario ha già sostenuto sacrifici (riduzione del personale, fondo di solidarietà) e ora è giusto che dia «un contributo alla economia reale». Dall’opposizione, il Partito Democratico mette in guardia: «Siamo ormai alla rissa indecorosa nella maggioranza».

Altri nodi aperti della manovra

Accanto al dossier bancario si aprono i passaggi complessi sulle affitti brevi, dove è previsto un aumento della tassa dal 21 al 26%. Il governo accenna a mediare: la Daniela Santanchè (ministra del Turismo) ritiene la misura con “una sua ratio”, mentre Forza Italia la giudica penalizzante per il ceto medio e propone soluzioni alternative come l’estensione del canone concordato.