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Fratelli d’Italia non arretra sull’oro di Bankitalia e respinge le obiezioni sollevate dalla Banca centrale europea, ribadendo che le riserve auree devono essere considerate patrimonio del popolo italiano. È quanto emerge da un documento interno dell’ufficio studi del partito, che motiva l’emendamento alla manovra firmato dal capogruppo al Senato Lucio Malan, destinato a chiarire la titolarità dell’oro custodito da Via Nazionale.
Nel dossier si evidenzia il “rischio” insito nella struttura del capitale della Banca d’Italia, detenuto da soggetti con sede legale in Italia ma in parte privati e talvolta controllati da gruppi stranieri. «L’Italia non può correre il rischio che soggetti privati rivendichino diritti sulle riserve auree degli italiani», si legge nel documento, che indica la necessità di una norma esplicita per chiarire la proprietà dell’oro.
Il testo, datato 10 dicembre, sottolinea come sul sito ufficiale di Bankitalia le riserve vengano indicate come «di proprietà dell’Istituto». Un’affermazione che, secondo FdI, rafforza la necessità di un intervento legislativo: l’oro – pari a 2.452 tonnellate, quasi interamente in lingotti – non apparterrebbe alla Banca d’Italia, ma sarebbe gestito e detenuto in deposito per conto della nazione. Una precisazione ritenuta di «buon senso» per evitare «speculazioni sulla ricchezza che appartiene al popolo italiano».
La questione è arrivata anche sul tavolo europeo. A margine dell’Eurogruppo a Bruxelles, si è tenuto un confronto tra il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e la presidente della Bce Christine Lagarde. Secondo fonti italiane, la lettera inviata da Giorgetti – in cui si ribadisce che gestione e disponibilità delle riserve restano in capo a Bankitalia nel rispetto dei trattati, pur affermando la proprietà pubblica dell’oro – «mette fine alla vicenda ed è tutto chiarito».
Sul piano politico, però, il dibattito resta acceso. Lo stesso Malan si dice disponibile a una riformulazione della norma proposta dal governo, per superare le osservazioni della Bce, ritenute «non incompatibili» con il contenuto dell’emendamento. Di segno opposto la critica dell’ex premier ed ex governatore di Bankitalia Lamberto Dini, che boccia l’impostazione: «Cosa vuol dire che appartiene al popolo? Forse che il governo se ne può appropriare? Ma vogliamo scherzare?».
Nel frattempo, la manovra economica prosegue il suo iter parlamentare, seppur con qualche ritardo. I voti in commissione slitteranno probabilmente all’inizio della prossima settimana, mentre l’approdo in Aula potrebbe avvenire oltre i tempi inizialmente previsti. «Siamo un po’ in ritardo», ha ammesso il presidente del Senato Ignazio La Russa, mentre il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani confida di «chiudere comunque entro Natale».
Tra le riformulazioni del governo figurano fondi per la promozione di Napoli in vista dei 2.500 anni della città, il rifinanziamento del fondo sport per universitari, garanzie procedurali sui Livelli essenziali di assistenza sanitaria, oltre a correzioni su affitti brevi e dividendi.


