«La Russia è responsabile dell’aggressione all’Ucraina: incontestabile. Ciò premesso, Putin è uno straordinario negoziatore. Viene dal Kgb, non è un influencer che punta ai like. Incassa il tappeto rosso in Alaska, rafforza il rapporto personale con Trump, ma non vola in Alaska per firmare una tregua. Nella sua visione, per come lo conosco io, c’è l’obiettivo di una nuova Yalta, un ordine mondiale per i prossimi vent’anni».

Così Matteo Renzi, leader di Italia Viva, in una lunga intervista al Corriere della Sera. L’ex premier ha raccontato anche le sue impressioni sul modo di trattare con il presidente russo: «Usa un tono di voce monocorde, sembra persino pacato. La costruzione di ogni frase è molto attenta, prima un paio di premesse e poi l’affondo. Un professionista».

Attacco a Giorgia Meloni

Renzi ha rivolto critiche al presidente del Consiglio: «Conosco Giorgia Meloni da vent’anni: lei giovanissima ministra, io sindaco. A livello personale le auguro il meglio, ma sui risultati non vedo progressi per il Paese. Mi preoccupa la concezione proprietaria delle istituzioni e dei servizi segreti: come Salvini nel 2019, punta ai pieni poteri».

Centrosinistra e la carta Silvia Salis

Sulla possibilità di una candidatura della sindaca di Genova, Silvia Salis, come anti-Meloni alle elezioni politiche del 2027, Renzi frena: «Silvia farà molto bene a Genova. Però il servizio migliore che possiamo fare a lei e a tutto il centrosinistra è tenerla fuori dal gioco dei palazzi romani e consentirle di fare bene la sindaca».

Il leader di Italia Viva non rinuncia però a una riflessione strategica: «Io amo i sindaci da sempre: anche in Calabria, se candidassimo il sindaco giusto vinceremmo a mani basse. Sulla leadership del centrosinistra vedo due alternative: o la forza della coalizione che arriva prima esprime il candidato, oppure primarie di coalizione e che vinca il migliore. Quello che è certo è che se stiamo tutti uniti, vinceremo le Politiche».

Il caso Mediaset e l’attacco a Pier Silvio

Infine, Renzi ha commentato il suo addio a Mondadori e la conseguente assenza dagli schermi Mediaset: «La cosa incredibile è che dal giorno dopo sono stato cancellato dal palinsesto. Credo di essere il leader di partito meno presente sulle reti del Biscione. Non ho ancora capito se è una decisione autonoma di Pier Silvio o una richiesta di Giorgia Meloni. In ogni caso, Silvio Berlusconi aveva tutta un’altra classe, anche quando c’era da litigare. Il padre era un fuoriclasse, il figlio un fuori corso».