Una mini-manovra nella manovra, presentata a ridosso della scadenza e destinata a far discutere. A due settimane dal termine ultimo per approvare la legge di Bilancio, il governo ha messo mano al testo con un maxiemendamento che riscrive parti centrali del provvedimento, toccando pensioni, Tfr, imprese e nuove entrate per lo Stato. L’annuncio è arrivato dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, con il testo approdato in Commissione in tarda mattinata, scatenando immediatamente la protesta delle opposizioni.

I capigruppo al Senato, Pd, Movimento 5 Stelle, Avs e Italia Viva hanno chiesto tempo per esaminare quello che, di fatto, viene definito un nuovo pacchetto di misure. Nonostante le tensioni, il calendario è stato fissato: la legge di Bilancio arriverà in Aula lunedì, con il primo via libera atteso entro il giorno successivo.

Legge di Bilancio, le novità

Il maxiemendamento muove risorse significative. 1,3 miliardi di euro vengono destinati a Transizione 4.0, mentre mezzo miliardo rifinanzia la Zes unica. Sul fronte previdenziale arriva però la stretta più contestata: viene prevista una doppia rigidità sulla pensione anticipata, con l’allungamento delle cosiddette finestre mobili e una riduzione del peso del riscatto della laurea nel calcolo dell’anzianità contributiva. Per chi andrà in pensione nel 2035, il riscatto potrà valere fino a 30 mesi in meno.

Una scelta che ha provocato la reazione immediata dei sindacati. La Cgil parla di svolta punitiva: «Con queste scelte l’Esecutivo riesce in un’impresa clamorosa, quella di superare persino la legge Monti-Fornero, rendendo il sistema previdenziale ancor più rigido, ingiusto e punitivo per lavoratrici e lavoratori». Secondo i calcoli del sindacato, nel 2035 potrebbero servire fino a 46 anni e 3 mesi di contributi per accedere alla pensione anticipata.

“Silenzio-assenso”

Un’altra novità destinata a incidere sulla vita dei lavoratori è l’introduzione dell’adesione automatica alla previdenza complementare per i neoassunti. Scatterà il meccanismo del silenzio-assenso: il lavoratore avrà 60 giorni per scegliere di non aderire e trattenere il Tfr, che altrimenti confluirà nei fondi pensione. Parallelamente, si amplia la platea delle imprese obbligate a versare mensilmente la quota di Tfr al fondo Inps, includendo non solo quelle con almeno 50 dipendenti all’avvio dell’attività, ma anche quelle cresciute successivamente.

Sul fronte delle imprese, il governo accoglie alcune richieste di Confindustria, prorogando iper e superammortamento per l’acquisto di beni strumentali fino al 30 settembre 2028, ma eliminando le aliquote maggiorate che arrivavano al 220%. Per il presidente Emanuele Orsini, si tratta di «la via giusta per avere un piano industriale del Paese» e di un segnale positivo perché «le imprese sono al centro del dibattito».

A copertura delle nuove misure, l’esecutivo mette sul piatto 1,3 miliardi di anticipi di liquidità da parte delle assicurazioni e risorse derivanti dalla revisione del Pnrr. Una scelta duramente contestata dal Movimento 5 Stelle, che parla di «oltre 7 miliardi di euro di fondi già assegnati ma non spesi che escono dal perimetro Pnrr per chiudere la manovra senza fare deficit».

Ponte sullo Stretto

Nel maxiemendamento trovano spazio anche ritocchi ai bilanci dei ministeri, con la rimodulazione dei fondi per il Ponte sullo Stretto, 780 milioni spostati al 2033, e nuovi stanziamenti per il Piano Casa, con 150 milioni nel 2026 e altri 150 nel 2027.

«Un emendamento corposo ma necessario», lo definisce il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, assicurando che «c’è tutto il tempo per lavorare in Commissione ed arrivare in Aula». La maggioranza punta a chiudere il testo entro venerdì, per arrivare al voto finale il 23 dicembre, ultimo giorno utile. Subito dopo scatterà una vera e propria maratona parlamentare alla Camera, per approvare definitivamente una legge di Bilancio che si preannuncia blindata e destinata a lasciare strascichi politici e sociali ben oltre le festività natalizie.