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PASQUALE TRIDICO PRESIDENTE SOTTOCOMMISSIONE PER LE QUESTIONI FISCALI, GIUSEPPE CONTE POLITICO
Che piovesse era previsto, ma forse non tutti si aspettavano che diluviasse. E invece la rielezione di Roberto Occhiuto alla guida della Calabria si abbatte come un diluvio sul campo largo, con Pasquale Tridico distanziato di circa 16 punti e mai davvero in partita. La partita calabrese era forse la più difficile tra le Regioni al voto in questo autunno, ma dopo la sconfitta nelle Marche questa disfatta rappresenta un duro colpo da digerire in parte per il Pd ma soprattutto per il M5S. Perché Tridico, ex presidente Inps, è considerato il “padre” del reddito di cittadinanza, in una regione coma la Calabria in cui la disoccupazione, e in particolare quella giovanile, è la seconda più alta d’Italia, dopo la Campania.
Eppure il M5S ha ottenuto gli stesso voti all’incirca delle Marche, cioè attorno a un 6% che è decisamente al di sotto delle aspettative. Eppure il leader M5S ed ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha girato la Calabria in lungo e in largo, chiudendo la campagna elettorale al fianco di Tridico mentre Schlein, Fratoianni e Bonelli sfilavano a Roma in sostegno della popolazione di Gaza e della Palestina.
«Per noi rimane comunque fermo l’impegno nel consolidare l’alleanza di centrosinistra certi che nei prossimi appuntamenti le vittorie arriveranno ha detto Igro taruffi, responsabile Organizzazione del Pd - L’unità del centrosinistra è e rimane infatti una condizione indispensabile per vincere e governare e come abbiamo detto fin dal primo giorno i conti di questo turno elettorale andranno fatti alla fine».
Conte invece focalizza l’attenzione sul ringraziamento a Tridico, «che per amore della propria terra di origine ha generosamente accettato, in condizioni di emergenza, di candidarsi raccogliendo l’invito unanime di varie forze politiche, sociali e culturali che gli hanno chiesto di concorrere in una campagna elettorale che si è preannunciata sin dall’inizio molto in salita», ha scritto Conte sui social. «Sono state elezioni molto particolari, convocate in fretta e furia dal presidente uscente Occhiuto, dopo aver ricevuto un avviso di garanzia ha aggiunto - Pasquale è riuscito a costruire in pochissimo tempo un nuovo percorso politico, con programmi e proposte che ci consentiranno di avere posizioni forti e chiare dall’opposizione e ci aprono a un futuro di speranza, per lavorare alla Calabria che verrà».
E se è pur vero che il “girone d’andata” di queste Regionali prevedeva partite complicate per il campo largo mentre il “girone di ritorno” porterà in dote le vittorie piuttosto scontate in Toscana e Puglia e quella forse un po’ meno scontata in
Campania, è chiaro che il risultato di ieri, ben peggiore di quello di Matteo Ricci nelle Marche, testimonia uno stato di forma non esattamente esaltante per la coalizione che tra un anno e mezzo si prefigge l’obiettivo di sconfiggere il centrodestra a guida Meloni alle Politiche.
«È stata una battaglia vera, intensa, molto breve. Le dimissioni di Occhiuto ci hanno colto di sorpresa - ha detto Tridico in conferenza stampa - Il centrosinistra ha dato una risposta vera, ringrazio tutte le forze del campo progressista per aver indicato la mia candidatura: Anna Laura Orrico, Nicola Irto, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, la Casa Riformista, tutti i candidati della mia lista, e Giuseppe Conte ed Elly Schlein per aver voluto sin da sempre la mia candidatura» . Ma ieri è stata anche la giornata del cortocircuito a sinistra dopo quanto accaduto a In Onda su La7, con la relatrice Onu Francesca Albanese che ha lasciato lo studio dopo che era stata citata Liliana Segre. Dai riformisti Pd si è alzato un coro in difesa della senatrice a vita. «Sarò sempre al fianco di Liliana Segre», ha detto Simona Malpezzi, capogruppo dem in Commissione straordinaria contro i fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza.
Per la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, «in questi tempi difficili è necessario ristabilire i fondamentali: viva Liliana Segre, e sempre grazie al suo impegno e alla sua testimonianza che ci ricordano ogni giorno da che parte stare: con la libertà, con la democrazia e contro l’odio», mentre per il senatore Francesco Verducci «non bisogna strumentalizzare il nome di Liliana Segre ma avere rispetto per i valori che rappresenta». Sulla stessa lunghezza d’onda Piero Fassino, secondo cui la «dirittura morale» di Segre «non sarà scalfita né dall’odio né dai pregiudizi».
La replica di Albanese è arrivata via social. «Ho lasciato In Onda su La7 all’ennesima strumentalizzazione del nome della senatrice Segre per negare il genocidio a Gaza - ha scritto Ovviamente. L’opinionista di turno- negatore del genocidio (che mi aveva sentito per ben due volte dire che alle nove sarei andata via), fa quello che può e sa: caciara».