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ROBERTO FICO M5S
Tre regioni importanti al voto, una al nord e due al sud, ma soprattutto l’ultimo test elettorale prima del referendum sulla giustizia previsto a marzo 2026, dopo il quale si aprirà la lunga fase di avvicinamento alle Politiche del 2027. È anche per questo che il voto in Veneto, Puglia e Campania di oggi e domani è atteso da centrodestra e centrosinistra con particolare attenzione; la coalizione di governo per capire gli equilibri di potere fra i tre partiti di governo; la coalizione di opposizione per capire se l’alternativa a Giorgia Meloni esiste e se il campo largo è davvero la formula giusta per tentare l’assalto a palazzo Chigi.
Ma se il risultato in Veneto e Puglia sembra scontato, con il leghista Alberto Stefani che con i suoi 32 anni diventerà con tutta probabilità il presidente di Regione più giovane d’Italia ereditando l’apprezzato lavoro di Luca Zaia, e l’europarlamentare dem ed ex sindaco di Bari Antonio Decaro che si appresta a conquistare lo scettro per dieci anni nelle mani di Michele Emiliano, è la Campania il vero terreno di battaglia.
Qui infatti il centrosinistra vuole vincere di nuovo dopo i dieci anni di Vincenzo De Luca alla guida della Regione, pur candidando chi del presidente uscente è stato acerrimo rivale. Cioè quel Roberto Fico già animatore di uno dei primi meetup grillini a Napoli all’epoca di Beppe Grillo, poi capace di cavalcare l’onda M5S fino a farsi eleggere presidente della Camera nel 2018.
Tanto rivali, De Luca e Fico, che l’ex “sceriffo di Salerno” ha prima provato in tutti i modi a candidarsi per un terzo mandato facendo approvare una legge regionale stoppata solo dal governo; poi ha barattato politicamente la candidatura di Fico con la nomina del figlio Piero De Luca a segretario regionale del Pd, trattando con un’altra sua storica nemica, stavolta interna: la segretaria Elly Schlein.
Ma non solo. Una volta ottenuto quel che voleva, De Luca si è fatto una sua lista civica chiamandola “a testa alta” che presumibilmente otterrà molti voti che De Luca potrà far pesare nella composizione della giunta Fico in caso di vittoria, e non solo. Il tutto non avendo praticamente rapporti personali con colui che dovrebbe succedergli limitandosi a un «in bocca al lupo guagliò» pronunciato a denti stretti a meno di 48 ore dall’apertura dei seggi.
Eppure tutti, nel centrosinistra, spingono perché Fico porti a casa una vittoria che forse sarà meno larga di quanto previsto ma che, stando agli ultimi sondaggi pubblicati, dovrebbe comunque arrivare. Anche perché il risultato della Campania, per un verso o per un altro, avrà comunque effetti importanti per il campo largo. In caso di vittoria, la coalizione ne uscirebbe rafforzata, con la leader dem Schlein che farebbe valere ancora di più la teoria secondo la quale l’unico modo di vincere nel 2027 è presentarsi uniti contro il centrodestra (oggettivamente è così, stante l’attuale riforma nazionale).
Al tempo stesso, una vittoria di Fico sarebbe fondamentale per il M5S. I pentastellati infatti governerebbero così due Regioni, vista la Sardegna già in mando ad Alessandra Todde, cioè tante quante FdI, che governa l’Abruzzo con Marco Marsilio e le Marche con Francesco Acquaroli. Anche per questo il principale partito di governo sperava nella rimonta di Edmondo Cirielli, viceministro meloniano degli Esteri e sfidante di Fico.
Ma stante la difficoltà di una rimonta che sembra improbabile, ecco che per gli equilibri in maggioranza diventa fondamentale il Veneto, dove c’è da capire chi tra Lega e FdI otterrà più voti. Matteo Salvini è praticamente obbligato a fare il pieno di voti in quello che da sempre è il territorio più vicino alla Lega, oltre alla Lombardia. Anche per questo ha ceduto al presidente uscente Luca Zaia, capolista in tutte le province per trainare la probabile vittoria di Stefani.
Per il motivo uguale e contrario Meloni punta a prendere più voti della Lega, così da riaffermare la leadership nella coalizione e soprattutto avere una motivazione in più per reclamare un proprio candidato in Lombardia, dove si voterà nel 2028 e dove il presidente leghista Attilio Fontana non può ricandidarsi. Gli equilibri nel centrodestra, insomma, passano per il Veneto. Quelli nel campo largo per la Campania.


