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Victoria Vdovychenko
Victoria Vdovychenko, co- responsabile del programma presso il Centro di Geopolitica dell’Università di Cambridge e direttrice del programma di studi sulla sicurezza del “Centro per le strategie di difesa”, non nutre grandi speranze in vista del vertice in Alaska di venerdì prossimo tra Stati Uniti e Russia. Ci sono punti che non possono essere negoziati ai danni dell’Ucraina, a partire dalla sovranità territoriale e dalla possibilità per Kiev di continuare a difendersi, oggi e in futuro.
Professoressa Vdovychenko, l'incontro tra Trump e Putin può essere l'inizio di una svolta o una umiliazione per l’Ucraina che non è stata neppure invitata al vertice in Alaska?
Purtroppo, nel caso della Russia, le voci che trapelano dalla stampa internazionale sulle posizioni negoziali, in vista dell’incontro in Alaska, non offrono alcun motivo di ottimismo. I punti da prendere davvero in considerazione riguardano il tipo di garanzie di sicurezza che potrebbero essere firmate e chi dovrebbe vigilare affinché tali garanzie non si trasformino di nuovo in un Memorandum di Budapest- 2 ( accordo con il quale l’Ucraina si è impegnata a consegnare le armi nucleari presenti sul proprio territorio dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica, ndA). Le garanzie implicano degli impegni che devono essere rispettati da tutte le parti. Aggiungo che, secondo me, ci sono altre questioni che costituiscono un confine invalicabile.
Quali?
Per esempio, il rifiuto di qualsiasi richiesta di neutralità dell’Ucraina. L’Ucraina non entrerà a far parte della Nato nel prossimo futuro, ma la neutralità seppellirebbe anche la prospettiva di creare un'alleanza militare all'interno del triangolo Londra- Varsavia- Kiev. Si tratta di un punto fondamentale, che i leader europei, compresa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, hanno posto alla base della dichiarazione congiunta sottoscritta domenica. Tra i punti più importanti la necessità di garanzie di sicurezza solide e credibili che consentano all'Ucraina di difendere efficacemente la propria sovranità e integrità territoriale. L’Ucraina ha la libertà di scegliere il proprio destino. I negoziati possono aver luogo solo nel contesto di un cessate il fuoco o di una riduzione delle ostilità. Inoltre, il percorso verso la pace in Ucraina non può essere deciso senza Kiev. Restiamo fedeli al principio secondo cui i confini internazionali non devono essere modificati con la forza. Credo che da questi punti molto chiari debbano partire i negoziati.
Teme che verranno prese delle decisioni che Zelensky dovrà solo sottoscrivere?
Non credo, anche se il Times ha usato l’espressione The end game. Due mesi fa il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha parlato pubblicamente, per la prima volta, di Putin in termini negativi. Il cambio di rotta, con l’intenzione di incontrare il capo del Cremlino, è adesso forse il più grande mistero di ciò che sta realmente accadendo alla Casa Bianca. Penso che gli analisti e gli osservatori di tutto il mondo si stiano attualmente interrogando sulla condotta posta in essere da Trump. Non si tratta semplicemente di un “cambio” di umore o del fatto che Trump cambi idea, come dice qualcuno, “tre volte al giorno”. Ciò che conta sono i fattori scatenanti che spingono il presidente del Paese più potente del mondo a rilasciare dichiarazioni e ad agire di conseguenza, almeno per ora. Ecco perché il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha confermato di aver convocato colloqui con gli altri leader europei domani per discutere sull’incontro tra Trump e il leader del Cremlino e Putin. Secondo Merz, i colloqui riguarderanno le opzioni per “esercitare pressione sulla Russia, possibili negoziati di pace, rivendicazioni territoriali e garanzie di sicurezza”. Segnalo pure il contesto in cui si è giunti all’organizzazione del vertice in Alaska. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha dichiarato che l’iniziativa del vertice era venuta in mente a Mosca. Inaspettatamente, il consigliere di Putin, Yuri Ushakov, l’ha corretta, dicendo che “si trattava di una proposta da parte americana”. Con una mossa insolita alla fine Vladimir Putin ha affermato che entrambe le parti, Stati Uniti e Russia, sono “interessate all’incontro” e che non ha più importanza chi ha parlato per primo per proporre il vertice. Questo contesto indica il forte desiderio del Cremlino di incontrare Trump, il timore che i colloqui falliscano e il tentativo di trasmettere al pubblico russo che Trump ha più bisogno dell’incontro rispetto a Mosca.
La cessione del Donbass e della Crimea alla Russia potrebbe essere accettata da Kiev?
Mai. Al tempo stesso è preoccupante la facilità con cui espressioni come “concessioni territoriali”, “scambi di territori” e “riconoscimento dei territori occupati” vengano utilizzate, per non dire manipolate. Voglio ricordare che uno scambio di territori si verifica quando due Paesi formalizzano, ai sensi del diritto internazionale e attraverso le rispettive procedure legali interne, un accordo per scambiarsi parti dei propri territori sovrani. Non si potrebbe avere lo scambio di territorio ucraino temporaneamente occupato con un’ulteriore parte di territorio ucraino.
Quali rischi può presentare la trattativa tra Washington e Mosca senza il coinvolgimento dell'Europa?
Credo che estromettere del tutto l’Europa da questa trattativa non sia possibile. Il vicepresidente degli Stati Uniti, J. D. Vence è stato in visita nel Regno Unito nello scorso fine settimana e oltre al ministro degli Esteri britannico, David Lammy, ha avuto anche un incontro con Andriy Yermak e il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umerov.