Debora Serracchiani, deputata e responsabile giustizia del Partito democratico, i partiti di maggioranza lanciano un grande comitato per il Sì. Eppure qualche mese fa la linea della Meloni era un'altra. Lei come legge questa scelta?

Penso che abbiano deciso di politicizzare il referendum perché hanno compreso che nel merito la riforma fa acqua da tutte le parti. Non solo non risolve nessuno dei problemi della giustizia, ma li aggrava. Le criticità reali con le quali si scontrano gli operatori, primi tra tutti gli avvocati, rimangono intatte: processi infiniti, mancanza di personale, sistemi telematici in tilt, istituti penitenziari sovraffollati in modo indegno. Dinanzi a tutto questo si mette in discussione il principio cardine dell’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge: l’indipendenza della magistratura è infatti strumentale ad assicurare l’effettiva uguaglianza. I cittadini stanno iniziando a capirlo e infatti il NO cresce nei sondaggi.

Questa manovra dei partiti di Governo vi preoccupa?

È un segno di debolezza e di preoccupazione. Hanno paura di perderlo questo referendum. Noi continueremo a fare quello che abbiamo fatto finora: spiegare che questa riforma non c’entra con la separazione delle carriere; l’obiettivo reale è indebolire il potere giudiziario, perché la politica possa controllarlo. Non lo dico io ma l’ha detto chiaramente il Ministro Nordio e lo ha ribadito la Presidente del Consiglio.

L'opposizione invece cosa metterà in campo? Anche voi un comitato unico?

Non partiamo da zero. Ricordiamo che questa riforma non arriva da sola ma insieme al premierato e all’autonomia differenziata. Partiamo quindi da una larghissima alleanza sociale che è già in campo e con cui siamo strettamente coordinati. Le reti di chi ha a cuore la nostra democrazia si stanno allargando spontaneamente sul territorio, senza bisogno di input dall’alto. Lo vediamo ogni giorno nei circoli del PD e in molte realtà associative.

Nei social gira una vignetta in cui un’auto targata Pd lascia per strada l’Anm. E rispecchia anche il sentimento di abbandono che alcuni magistrati stanno vivendo. Cosa può dire in merito?

Il Pd sta lavorando pancia a terra nella piena consapevolezza che questa riforma non interessa la magistratura ma i cittadini. Essa indebolisce l’indipendenza dei giudici e, con essa, i diritti e le garanzie dei cittadini. Si parla solo di processo penale, ma vorrei che gli avvocati ragionassero sulle conseguenze di un giudice indebolito dal sorteggio. Avrà ancora il coraggio di tutelare i diritti dei lavoratori quando a licenziare sarà una grande azienda di Stato? Avrà il coraggio di riconoscere il diritto a morire dignitosamente dinanzi alle pressioni di una certa politica? Avrà il coraggio di tutelare il diritto alla privacy di fronte alle big- tech che neppure si ha il coraggio di tassare? Avrà coraggio di assolvere un imputato innocente davanti alle pressioni del CSM dei PM?

Sui giornali escono voci del PD favorevoli alla riforma. Questo è fisiologico o la preoccupa?

Dopo un largo confronto all’interno del partito i nostri gruppi hanno votato compatti contro la riforma in ogni passaggio parlamentare. Hanno criticato e si sono battuti contro lo scempio di una Costituzione cambiata sulla base di un testo del Governo senza che il Parlamento abbia toccato palla. In questi giorni è partita una campagna di formazione on Line dei nostri dirigenti regionali e locali, dei nostri segretari di circolo e iscritti, regione per regione, che si concluderà con un grande evento a gennaio. Sono mesi che organizziamo incontri molto partecipati sui territori e continuiamo e continueremo a farne.

Ieri il sottosegretario Ostellari in una intervista al Dubbio ha detto che il destino del Governo non è legato all'esito referendario. Lei come la pensa?

Mi pare che stiano tutti correndo a mettere le mani avanti. A noi del Pd interessano la Costituzione, la democrazia e i diritti e le garanzie degli italiani e delle italiane. Sono quelli in pericolo: a decidere del destino del Governo basta lo spettacolo indegno della manovra di bilancio.

Come crede stia andando questa campagna referendaria fino ad ora? Si sta rendendo un buon servizio informativo ai cittadini?

La riforma ha un unico obiettivo: normalizzare la magistratura e affermare il principio che chi è eletto fa quello che vuole. Un obiettivo che si raggiunge con quello che la destra non dice mai, ossia stravolgere l’organo di governo della Magistratura introducendo il sorteggio secco dei magistrati che ne fanno parte. Con buona pace di un principio cardine della democrazia rappresentativa che vale in ogni ambito e che mi pare pericoloso mettere in discussione. Siamo proprio sicuri che, così facendo, elimineremo le correnti e, soprattutto, sceglieremo i più competenti, quelli con più esperienza associativa e capacità organizzative?

Quale sarà il vostro messaggio vincente?

Blocchiamo una riforma che è solo il primo tempo rispetto al premierato. Gli italiani stanno capendo che il rischio di trovarsi tra pochi anni in una Repubblica trasfigurata è molto alto.

Un bilancio di fine anno su Nordio?

Passa da un successo all’altro. Ha liberato un criminale libico; ha fatto perdere credibilità all’Italia nei consessi internazionali; ha detto che la violenza di genere è una questione di Dna degli uomini; ha suggerito all’opposizione di approvare la riforma costituzionale perché oggi serve a questo governo, domani alla minoranza quando governerà; ha riabilitato Licio Gelli come valido ideologo di questa riforma; ha sostenuto che i suicidi in carcere non dipendono dalle condizioni di detenzione e che anzi il sovraffollamento aiuta ad evitarli; non ha mosso un dito per risolvere un’emergenza detentiva che dovrebbe farci vergognare; è riuscito a svuotare delle competenze migliori il proprio ministero; ha difeso a spada tratta un suo sottosegretario condannato per rivelazione di segreto d’ufficio nello svolgimento del proprio delicato ruolo. E potrei continuare a lungo.