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DANIELE CAPEZZONE NEO DIRETTORE DE IL TEMPO
Tutte le tante vite di Daniele Capezzone, come i suoi adorati gatti, riportano a Roma. Piazza Colonna, Palazzo Wedekind, storica sede del giornale Il Tempo, di cui dall’ inizio di dicembre è direttore responsabile, dopo essere stato a Milano direttore editoriale di Libero quotidiano di Mario Sechi, Capezzone ci accoglie nella redazione tipo open space, dominata dal color azzurro. Siamo di fronte ai Palazzi della politica, Chigi e Montecitorio, dove è stato deputato e presidente di Commissione, Finanze e poi Attività produttive. L’ex allievo di Marco Pannella, già segretario dei Radicali, poi portavoce di Forza Italia e del Pdl, schivo e riservato, il Transatlantico dei capannelli lo ha attraversato sempre velocemente.
Da Milano di ritorno a Roma con il gatto Zorro. Ora come va la ricongiunzione o meglio, la coabitazione felina tra lui, milanese, e la storica gatta romana, Giuditta?
È un’operazione delicatissima, tuttora in corso, come sanno tutti quelli che hanno dovuto fare quello che viene tecnicamente chiamato l’inserimento, ovvero di un gatto rispetto alla casa dove c’è un altro gatto.
L’integrazione felina.
Esatto, in questi casi il suggerimento è di tenere per una quindicina di giorni i mici separati, in modo che ognuno percepisca la presenza dell’altro e magari abbia la curiosità di un incontro. Lo stato dell’arte al momento è questo: il maschio è curioso e sereno, la femmina, padrona di casa, è altera e indifferente. Vedremo se ci saranno sviluppi positivi.
Un messaggio unitario in questa vicenda felina anche tra Nord e Sud?
Non confondiamo le cose dei gatti che sono le più serie con quelle di noi esseri umani che sono la cosa meno seria ( provoca ndr).
Lei, intanto, deve pur lavorare, dormendo, per dire, quei soliti 5 minuti per notte, per fare all’alba la seguitissima rassegna stampa web “Occhio al caffè”, rassegna Capezzone, itinerante da un giornale all’altro. La sua nuova direzione a Il Tempo è stata salutata con gli speciali auguri del dottor Gianni Letta, storica guida del giornale romano. Capezzone il radicale, su posizioni liberali e conservatrici, come scrive nel suo primo editoriale, dove elogia anche la motosega dei tagli dell’argentino Milei, e Letta il moderato per eccellenza. La strana coppia?
No. Bisogna solo ringraziare Gianni Letta, che è stato due volte generoso: non solo ha inviato un testo bellissimo ( Il Tempo del 2 dicembre, prima pagina ndr) che invito a leggere anche nella parte in cui auspica che tutti facciano una discussione pubblica più costruttiva e meno lacerata, ma poi è venuto anche in redazione a salutarci, è stato generoso e delizioso. È stato attento a ogni singola persona che ha trovato qui.
Letta non è mai stato iscritto a Forza Italia, ma non c’è dubbio ancora oggi che sia molto vicino a FI. Ed era il gran diplomatico di Silvio Berlusconi. Lei poi con FI ebbe discussioni e, pur rimanendo stabilmente nel centrodestra, lasciò la politica, tornò a fare il lavoro di intellettuale, giornalista e opinionista tv. Che rapporti ebbe in quel periodo con Letta?
Nei confronti del dottor Letta c’è solo e sempre stata e ci sarà stima, ammirazione e ascolto di ciò che ha da suggerire a tutti, quanto alle stagioni del centrodestra italiano, è evidente che ci sono stati diversi momenti e diverse fasi. C’è stata una fase in cui Forza Italia era più trainante, c’è stata la fase di maggiore forza della Lega, oggi è la fase di maggiore forza di Fratelli d’Italia. Ma credo che tutti i protagonisti e tutti gli osservatori sappiano che non è forse saggio guardare le cose in base al dosaggio momentaneo delle forze dei tre partiti. Occorre guardare per un verso a ciò di cui l’Italia ha bisogno, per l’altro a un elettorato che è clamorosamente sempre unito, senza ostilità o rivalsa interna. A maggior ragione, quando parla Gianni Letta, che è uomo delle istituzioni, suggerirei a tutti di ascoltarlo.
Lei nel suo primo editoriale invita anche a un maggiore dialogo bipartisan a partire da temi come la sicurezza a Roma, invitando ad andare oltre l’allarmismo, trovando soluzioni. Da implacabile accusatore della sinistra è diventato di spirito più azzurrino, armonico lettiano?
Partiamo da Roma, su 10 mail che ricevo 7 si occupano della sicurezza. E la gran parte di quelli che incontro per strada non mi parlano delle correnti del Pd o della legge elettorale, tema pur significativo, ma della paura che per 30 euro qualcuno gli spacchi la testa. A Roma, anche per responsabilità del sindaco Gualtieri, c’è un racconto molto edulcorato, centrato sulle cose belle di questa città. Ma se si posa lo sguardo sulle periferie o sulla stazione Termini, si smette di sorridere. La sinistra ha spesso detto cose sbagliate, declassando il problema a un fatto di percezione. Sul lato destro sono state spesso dette cose giuste, ma gli elettori mi pare che chiedano qualcosa di più.
A proposito del caso Garofani, sollevato da La Verità di Maurizio Belpietro, lei ha invitato a cenare a casa propria. Anche a Roma continuerà a cenare a casa sua?
Io continuerò a cenare a casa mia, perché i salotti delle chiacchiere a Roma o a Milano non ti porteranno mai niente di significativo. Dopodiché sia che uno vada nei salotti o mangi a casa propria, c’è il problema della sicurezza che è esattamente identico a Roma o a Milano.
Che fine ha fatto il suo Venancio, personaggio immaginifico, metafora dell’immigrato integrato e migliore di tanti italiani? Venancio è il cameriere filippino dolcissimo e saggio, maltrattato dai vip radical chic di sinistra a Capalbio, con il quale lei ha intrattenuto a lungo la sua valanga di follower sui social.
Ho l’impressione che ora Venancio sia in maggioranza e abbia serie chance di diventare sindaco di Capalbio ( sorride di gusto, ndr).
Berlusconi, pur combattendo l’immigrazione irregolare, aveva un approccio più umanitario, come dimostrano le sue lacrime per il naufragio degli albanesi, a Otranto, peraltro dopo un blocco navale del governo Prodi. È giusto che il centrodestra al governo non sia andato neppure a dare un saluto in segno di umana pietas alle famiglie della tragedia di Cutro?
Obiezione accolta. Il centrodestra nel mondo, non in Italia, deve evitare un approccio o dei toni inutilmente cattivisti. Questo è sicuro. Ciò detto, però nella sostanza noi usciamo da quindici anni di un racconto insopportabile da sinistra, con una doppia bugia. La prima è dire: è tutta percezione. La seconda bugia sta nel negare le cifre con una quota molto piccola di popolazione immigrata spesso accusata o responsabile del 34 per cento dei reati, del 40 per cento dei furti. Del 40 e passa per cento degli stupri, questo non è frutto di chissà quale narrazione cattiva, non si tratta di torturare le cifre. È ciò che le cifre (del capo della Polizia, Vittorio Pisani ndr) purtroppo dicono in modo molto incontrovertibile.
Lei, come anche Massimo D’Alema, non si irriti per l’accostamento a un leader lontano dalle sue idee, è vissuto da chi non la conosce bene talvolta come una sorta di antipatico intelligente. È afflitto da dalemismo anche lei?
Guardi, qui però bisogna fare attenzione, credo che Il Dubbio si esponga al rischio di una querela. Non da parte mia, di certo, ma da parte di D’Alema, per aver accostato me a lui (ride, divertito ndr).


