Enrico Costa, deputato di Forza Italia della commissione Giustizia: che idea si è fatto di questa campagna referendaria? I due schieramenti stanno offrendo ai cittadini un buon servizio di informazione?

Le informazioni ai cittadini devono essere più oggettive possibili, in modo da consentire di decidere con ponderazione. Devo osservare come dal fronte del No vengano veicolati contenuti che non trovano riscontro nella riforma.

Tipo?

Quando si dice che la separazione delle carriere porterà il pm alle dipendenze del governo. È una bugia colossale, un vero e proprio inganno nei confronti dei cittadini, perché la legge dice esattamente il contrario.

Meloni ha fatto intendere di non voler rimanere prigioniera del “mito” di Berlusconi. Anche Nordio, nel giorno dell’approvazione al Senato, a chi gli chiedeva se fosse una vittoria dedicata a Berlusconi, ha risposto “no, è una vittoria dedicata alla democrazia”. Come legge questo?

Sono in Parlamento dal 2006 e sono testimone di quanto Berlusconi tenesse a questa riforma, tant’è che firmò un disegno di legge nel 2011, con una relazione amplissima, che inviterei tutti ad andarsi a rileggere. Spiegava in modo puntuale le ragioni anche storiche che giustificano, anzi che rendono obbligato questo percorso di separazione delle carriere, e dava il quadro anche del dibattito tra i Costituenti.

Lei è una spina nel fianco dei magistrati, oggetto delle sue frequenti e “mirate” interrogazioni. L’ultima ha scatenato varie polemiche: riguardava il tasso di accoglimento da parte dei gip delle richieste di intercettazioni avanzate dai pm. Il segretario dell’Anm Rocco Maruotti ha detto al Dubbio: “Nella fase delle indagini, che si caratterizzano per la segretezza e per l’assenza di contraddittorio con l’indagato, il giudice decide sulle richieste del pm in base alla sola prospettazione fornita da quest’ultimo”.

Per osservare che i gip sono appiattiti sui pm non c’era bisogno di conoscere le percentuali bulgare di accoglimento delle richieste di intercettazioni. È una situazione sotto gli occhi di tutti. E infatti Maruotti non ha confutato i numeri, ma ha cercato di spiegarli, senza convincermi. Perché una gran parte delle intercettazioni non dovrebbero essere autorizzate in quanto non sono "assolutamente indispensabili" per la prosecuzione delle indagini. Invece i gip le consentono senza obiezioni.

Ma quindi secondo lei con la separazione delle carriere ci saranno meno ingiuste detenzioni, più assoluzioni, meno intercettazioni?

Non cambieranno ovviamente le funzioni tanto del giudice quanto del pm, ma si rafforzerà decisamente il ruolo del giudice. Al Csm il giudice è nelle mani dei pm che votano le sue valutazioni di professionalità. Nel disciplinare il giudice viene giudicato anche dai pm. Così come per gli incarichi ha bisogno dei voti dei pm. Come può quel giudice considerarsi terzo e imparziale, se dipende dal vaglio dei pm? È evidente che questa riforma libera la figura del giudice, la rafforza, pur mantenendo le medesime attribuzioni.

Ma i pm al Csm sono molti meno dei giudici. Come fanno a influenzare le loro carriere?

Non è una questione numerica, ma di sostanza e di peso. I pm hanno un’influenza mediatica debordante, che condiziona le scelte dell’Anm e di conseguenza del Csm. Perché altrimenti di fronte a inchieste flop o arresti ingiusti non paga mai nessuno?

A proposito di questo, lei è stato il fautore della famosissima legge sulla presunzione d’innocenza. Da allora è cambiato qualcosa in positivo?

Dal punto di vista formale sì. Ci sono meno conferenze stampa e un maggior rispetto di quelli che sono i paletti normativi in termini di comunicazione. Dal punto di vista sostanziale siamo ancora molto distanti, perché l’accusa che viene formulata dal pm viene trasferita comunque all’esterno ancora come oro colato. Sul tema voglio ricordare che il 15 sarà in Aula la mia proposta sull’obbligo di pubblicazione delle sentenze di assoluzione sui giornali.

Sempre a proposito di dati, un articolo di qualche giorno fa del Sole-24 Ore sosteneva che nel corso dell’attuale consiliatura del Csm la sezione disciplinare ha emesso 194 sentenze, di cui 80 condanne, 91 assoluzioni, 23 non luogo a procedere. Si può parlare davvero di una “giustizia domestica”?

Il tema del disciplinare va visto nel suo complesso. Nel 2024 abbiamo avuto oltre 1.700 segnalazioni disciplinari al procuratore generale presso la Cassazione e il 95% è stato archiviato. Pensiamo ai casi di irragionevole durata del processo in cui lo Stato paga dei risarcimenti: nessuna azione disciplinare, ma archiviazioni di massa, e se il cittadino vuole andare a vedere gli atti di questa archiviazione, non gli è possibile farlo. Per quanto concerne l’articolo del Sole-24 Ore, bisogna dare atto degli sforzi del vicepresidente Pinelli, che si è molto dedicato al tema. Ma immagino debba ogni volta fare i conti con lo scudo che le correnti operano per tutelare i loro iscritti.

Nordio ha promesso di ridurre i “fuori ruolo”, ma ce ne sono ancora tanti, anche a via Arenula, dove se ne contano 72. Che fare?

I magistrati fuori ruolo dovrebbero rientrare in servizio per concorrere allo smaltimento dell’arretrato. Ma il tema principale è la separazione dei poteri: non possiamo avere degli appartenenti al potere giudiziario nella pancia dell’Esecutivo e del Legislativo.

E a proposito: non è preoccupato del fatto che a scrivere i decreti attuativi, già in fase di elaborazione secondo quanto riferito anche da Nordio, sulla riforma costituzionale siano proprio quei magistrati?

Non credo riusciranno a far rientrare dalla finestra dei decreti attuativi quello che la legge costituzionale mette fuori dalla porta.