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Luigi Bartolomeo Terzo, classe 1983, del Foro di Napoli Nord, è il nuovo presidente dell’Aiga (Associazione italiana giovani avvocati). L’impegno di Terzo nell’Aiga dura da molti anni: ha guidato la sezione di Santa Maria Capua Vetere dal 2017 al 2019 ed è stato coordinatore campano dei giovani avvocati. «L’Aiga – dice al Dubbio il neopresidente – ha l’occasione di dimostrare la propria forza: unire energie diverse intorno a una visione comune. La giovane avvocatura non chiede privilegi, ma strumenti per contribuire con competenza al buon funzionamento della giustizia. Con questa consapevolezza affrontiamo il futuro. Nei prossimi anni l’Aiga dovrà essere punto di riferimento per una giustizia più efficiente e accessibile, mantenendo la propria identità di associazione che da sessant’anni rappresenta il futuro dell’avvocatura italiana».
Presidente Terzo, la professione forense sta affrontando un periodo di grandi cambiamenti. C’è un obiettivo che intende subito raggiungere?
Il primo obiettivo è rafforzare concretamente la dignità professionale della giovane avvocatura. Se i giovani sono schiacciati da pratiche non retribuite, compensi inadeguati e costi insostenibili, l’avvocato non riesce a svolgere quella funzione di presidio dei diritti che la Costituzione gli affida. Considero prioritario dare attuazione a misure concrete: una pratica che forma e non sfrutta, modelli contrattuali chiari per tirocinanti e collaboratori, strumenti di sostegno per l’avvio della professione, un dialogo serrato con Cassa Forense per rendere sostenibile il sistema contributivo, un patrocinio a spese dello Stato che non si traduca in lavoro sottopagato. Aiga ha già ottenuto risultati importanti: molte nostre battaglie sono state recepite nella proposta di riforma della legge professionale forense in discussione in Parlamento. Monocommittenza, contratto di rete, riforma dell’esame di abilitazione sono conquiste degli ultimi due anni. Tra i prossimi obiettivi, vorrei la riforma del percorso formativo universitario di Giurisprudenza, rimasto indietro rispetto alle esigenze attuali della professione forense.
Nel suo biennio di presidenza l’Aiga compirà 60 anni. Una storia proiettata nel futuro.
I sessant’anni dell’Aiga sono un traguardo che sento come responsabilità. È la storia di un’associazione che ha accompagnato generazioni di avvocati nella difesa dei diritti, spesso anticipando temi poi entrati nell’agenda istituzionale. Nel biennio del sessantennale vogliamo tenere insieme memoria e rinnovamento: valorizzare il patrimonio delle sezioni, rendere l’Associazione più aperta e partecipata, rafforzare il ruolo dei territori, promuovere l’equilibrio di genere negli organi, investire sulla formazione della futura classe dirigente forense.
Da sessant’anni nel domani significa usare la nostra storia per proiettare l’Aiga verso le sfide future: digitalizzazione, internazionalizzazione, welfare professionale, con lo stesso spirito di servizio di chi ci ha preceduto.
Dopo l’elezione a presidente, lei ha fatto riferimento all’ «avvocato come presidio civile», un ruolo fondamentale in ogni democrazia.
L’avvocato come presidio civile non vive chiuso nelle aule di giustizia, ma sta nelle pieghe della società, vicino alle persone. Non è solo un tecnico, ma qualcuno che rende concretamente praticabili i diritti, soprattutto per chi ha meno strumenti. La presenza dell’avvocatura è garanzia essenziale in ogni democrazia pluralista. Negli ultimi anni questo ruolo si è appannato per la crisi di fiducia nella giustizia. Come Aiga, vogliamo che l’avvocato torni a essere riconosciuto come presidio civile nei territori, con progetti di educazione alla legalità nelle scuole, sportelli di prossimità nei contesti a rischio, collaborazione con il terzo settore, osservatori sulle periferie della giustizia. Ridare centralità a questo ruolo significa contribuire a un patto democratico più solido.
In primavera si terrà il referendum sulla separazione delle carriere. È uno snodo importante per la giustizia italiana?
Il referendum sulla separazione delle carriere rappresenta un’evoluzione epocale dell’ordinamento giudiziario, da accogliere con favore. Aiga, sensibile al tema da trent’anni, ha redatto il manifesto ' Separare per Unire', con argomentazioni tecnico- giuridiche a favore della modifica costituzionale. È una questione che tocca il principio di terzietà del giudice e l’equidistanza tra accusa e difesa. La distinzione dei percorsi di reclutamento, formazione e valutazione di giudici e pubblici ministeri è strumento per dare piena attuazione all’articolo 111 della Costituzione.
Il ddl, distinguendo le carriere giudicante e requirente, esalta i principi del giusto processo, garantendo contraddittorio, equidistanza, terzietà e imparzialità, lasciando immutate le garanzie di autonomia e indipendenza della magistratura. Siamo consapevoli che la riforma non si esaurisce nella separazione: servono risorse, organizzazione, criteri trasparenti, digitalizzazione equilibrata. Aiga istituirà un comitato referendario per illustrare il contenuto tecnico- giuridico del ddl, convinta che la riforma possa incidere positivamente sul senso di giustizia percepito dalla comunità.


