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Francesca Scopelliti, compagna di Enzo Tortora, presidente del Comitato, in occasione della presentazione del Comitato "cittadini per il si" a sostegno della campagna referendaria per la riforma della giustizia, manifestazione tenuta davanti alla’ hotel Plaza dove nel 1983 venne arrestato Enzo Tortora . Roma, Martedì 02 Dicembre 2025 (foto Mauro Scrobogna / LaPresse) Francesca Scopelliti, partner of Enzo Tortora, president of the Committee,on the occasion of the presentation of the "Citizens for Yes" committee in support of the referendum campaign for justice reform was held in front of the Plaza Hotel where Enzo Tortora was arrested in 1983. Rome, Tuesday December 02 2025. (Photo by Mauro Scrobogna / LaPresse)
Di separazione delle carriere e referendum parliamo con Francesca Scopelliti, presidente della “Fondazione per la giustizia giusta Enzo Tortora” e del comitato “Cittadini per il Sì”, sostenuto anche da Forza Italia.
Come spiegherebbe a un cittadino comune perché votare Sì?
Occorre votare Sì per avere una giustizia più giusta, affinché un caso Tortora non si ripeta mai più, affinché si riducano le ingiuste detenzioni e gli errori giudiziari. Avere migliaia di innocenti in carcere è una piaga che il nostro Paese, il nostro Stato di diritto non può più permettersi.
Secondo lei questo avverrà perché si avrebbe un giudice più indipendente rispetto alle richieste del pubblico ministero?
Con due carriere separate ma soprattutto con due Csm separati avremo giudici più forti, meno timorosi di non accogliere le richieste dei pubblici ministeri perché le loro carriere non dipenderanno più dai colleghi requirenti. Come ha detto giustamente il deputato di Forza Italia Enrico Costa, è vero che i pm sono di meno a Palazzo Bachelet ma hanno un enorme potere all’interno delle correnti e lo riversano tutto all’interno dell’attuale Consiglio superiore della magistratura unitario.
Lei è d’accordo anche col sorteggio?
Certo. Questo metodo consentirà di sradicare l’influenza delle correnti che hanno smesso di essere un presidio culturale per trasformarsi in centri di potere. I magistrati in questi mesi si stanno lamentando del presunto controllo politico sul pm o sui due futuri organi di governo autonomo della magistratura. Ma il vero potere politico è quello delle correnti sui singoli magistrati. Se non sei iscritto a una di esse, sei fuori, non hai prospettive di carriera. Per non parlare dell’Anm.
In che senso?
Invece di comportarsi come un sindacato tenta di influenzare l’attività legislativa. Ma l’aspetto più grave è che con la toga addosso e la Costituzione in mano si sono permessi di voltare le spalle al ministro. Una cosa inaccettabile che esiste solo nel nostro Paese.
Quindi per lei è illegittimo anche il loro Comitato del No?
Non voglio dare patenti di illegittimità. Dico solo che i magistrati dovrebbero essere più prudenti. In questo modo si stanno trasformando in un partito politico di opposizione al governo, che sta facendo tutto questo per mantenere la propria posizione di privilegio. Inoltre trovo sbagliata la loro esposizione mediatica. Da subito ero stata contraria, ad esempio, alla partecipazione del procuratore di Napoli Nicola Gratteri ad una trasmissione su La7. Così facendo si diventa sempre più popolari, attraverso una sorta di processo di divinizzazione. Si diventa dei veri e propri personaggi. E però quanto ci si può fidare? Pensiamo a Gratteri e alle fake news su Falcone: che garanzia mi dà un investigatore che commette un simile errore?
Molti sostengono che questa sia una riforma punitiva nei confronti della magistratura.
Assolutamente no. Certo questa riforma non è la panacea di tutti i mali della giustizia ma è un buon inizio. Intanto si aboliscono le correnti e si liberano i magistrati dal loro giogo. E poi si spezza la complicità tra giudice e pubblico ministero. Tortora fu condannato perché il giudice credette alla versione del pm secondo il quale diciotto pentiti avevano giustamente accusato Tortora. E invece nel grado successivo, grazie al giudice Morello, venne fuori che quelle dichiarazioni dei pentiti erano concordate e non concordanti.
E però quindi il sistema ha funzionato grazie a Morello.
Noi abbiamo trovato fortunatamente un giudice a Berlino. E quel giudice per aver assolto Enzo Tortora non ha fatto carriera, a differenza degli altri. Questo sistema dobbiamo sradicare. Di chi va avanti senza i meriti. Bisogna valorizzare i magistrati di giustizia e allontanare i magistrati di potere. Quelli di giustizia dovrebbero essere i primi ad invocare questa riforma per estirpare il potere dei secondi che si è stabilizzato nei gangli del sistema giudiziario.
Il prossimo passo sarà la responsabilità civile dei magistrati?
Per come sono state pensate le norme fino ad ora non sarebbe utile. Bisogna che gli errori vadano a toccare la carriera dei magistrati. Lì è il vero terreno della responsabilità. Come è possibile che all’anno ci sono risarcimenti milionari per ingiuste detenzioni ma nessun magistrato paga né di tasca propria né con la carriera? Anzi le loro valutazioni di professionalità sono al 98% sempre ottime. Qualcosa non funziona. Allora il prossimo passo è rivedere questo sistema.
Quanto le manca Enzo Tortora in questo momento?
Molto. Ma lo sento molto vicino a me, mi dà una grande carica. Sono convinta che sia lui a darmi tutta questa forza in questi mesi. Lo immagino che mi dica "brava cicciotta" come quando era fisicamente accanto a me. Per questo è per me vitale vincere questo referendum: voglio fare questo grande regalo a Enzo, morto di malagiustizia. E anche avere un briciolo di soddisfazione anche per me che in questi anni ce l’ho messa tutta affinché Enzo non finisse nel dimenticatoio. Molti avrebbero voluto che accadesse perché Enzo rappresentava la loro cattiva coscienza ma non è stato per fortuna. La possibilità che stanno offrendo a me in questo periodo per portare avanti questa battaglia è come se la stessero offrendo a Enzo.


