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Avvocato Domenico Aiello e Mario Venditti
Si accende il fronte giudiziario attorno all’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti, indagato per corruzione in atti giudiziari nell’ambito del nuovo filone sull’omicidio di Chiara Poggi. Il suo legale, Domenico Aiello, ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Brescia chiedendo la restituzione dei dispositivi elettronici sequestrati il 26 settembre scorso, tra cui tre computer portatili, un cellulare e alcuni hard disk.
Secondo la difesa, la richiesta della Procura di accedere a contenuti informatici dal 2014 a oggi senza indicare precise parole chiave integrerebbe una grave violazione della privacy e una misura investigativa «del tutto generica». Una censura che aveva già portato il Riesame a bocciare la prima disposizione di sequestro informatico nell’inchiesta “Clean 3”.
La Procura di Brescia, guidata da Francesco Prete con l’aggiunto Claudia Moregola, presenta però un quadro investigativo che ritiene cruciale. Il nuovo decreto – firmato il 24 ottobre e notificato alla difesa il 27 – motiva l’esigenza di una copia forense integrale dei dispositivi, sostenendo che non sarebbe possibile individuare in anticipo i termini di ricerca utili. L’obiettivo è rintracciare eventuali tracce di pagamenti illeciti e i contatti che avrebbero portato nel 2017 all’archiviazione della posizione di Andrea Sempio, oggi nuovamente indagato per omicidio in concorso.
A supporto della richiesta, gli inquirenti citano un biglietto manoscritto sequestrato a casa Sempio con la frase «Venditti gip archivia per 20, 30 euro», ritenuto indizio della presunta corruzione. Tra gli elementi da verificare anche le presunte “anomalie” relative ai rapporti tra Venditti e gli ex carabinieri Giuseppe Spoto e Silvio Sapone, non indagati ma destinatari del sequestro.
Nel mirino la consulenza Linarello e le chat cancellate
La Procura punta inoltre a chiarire come la famiglia Sempio abbia avuto accesso, prima della discovery, alla consulenza dell’esperto Pasquale Linarello, nominato dalla difesa Stasi per le indagini difensive. Quel documento sarebbe comparso sulla stampa già a dicembre 2016, oltre un mese prima dell’incarico formale. Per gli inquirenti è necessario individuare eventuali invii telematici della consulenza e capire chi ne disponesse in quel periodo.
Parallelamente, l’avvocato Aiello ha depositato una seconda memoria presso la Procura generale di Milano, a sostegno dell’istanza di remissione dei procedimenti connessi. L’accusa riguarda il presunto mancato rispetto dell’articolo 58 del codice di procedura penale, norma che attribuisce a ogni Procura la propria sezione di polizia giudiziaria.
Secondo la difesa, la Procura di Brescia starebbe violando quella disposizione avvalendosi non solo del Gico della Guardia di Finanza, ma anche del Gruppo Gdf di Pavia e del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, originariamente delegato dalla Procura di Pavia nelle attività sull’omicidio Poggi. Una sovrapposizione ritenuta dai legali priva di legittimità.
“Falso ideologico” nel capo d’imputazione a Sempio
Il legale di Venditti contesta infine l’impianto accusatorio su Andrea Sempio, definendo «un falso ideologico evidente» l’ipotesi di concorso con altri nell’omicidio Poggi. Aiello richiama la sentenza definitiva della Cassazione bis, secondo cui Chiara Poggi sarebbe stata uccisa da una persona sola, arrivata «in bicicletta» in via Pascoli. «Ogni magistrato ha un preciso obbligo verso il giudicato» sottolinea il difensore, che parla di un’indagine fondata su presupposti contrari alla verità processuale già accertata.


