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LUCA PALAMARA EX MAGISTRATO
Il nome di Luca Palamara torna prepotentemente all’attenzione dell’Anm. Lui chiede di essere dimenticato digitalmente, la maggior parte dei suoi ex colleghi gli replicano: «Ma se stai sempre in tv e a scrivere libri, che vuoi da noi?». Vediamo nel dettaglio. Terzo punto all’ordine del giorno del Comitato direttivo centrale, cioè del “parlamentino” Anm di sabato: “Valutazione su richiesta diritto all’oblio”.
L’ex presidente del “sindacato” ha fatto pervenire una istanza di cancellazione/deindicizzazione di una pagina del sito dell’Anm in cui è riportato l’intervento di Stefano Giovagnoni ad una assemblea generale del 2020, durante il quale viene illustrata la ragione – la famosa riunione notturna dell’Hotel Champagne per decidere il nuovo procuratore di Roma insieme a Cosimo Ferri, Luca Lotti e cinque componenti del Csm – che ha portato l’Anm a deliberare nei confronti di Palamara l’espulsione.
Qualora non venisse accolta la domanda di “rimozione” del documento dal sito Anm, Palamara si rivolgerebbe al Garante della privacy, che potrebbe comminare addirittura una sanzione da 20 milioni al sindacato delle toghe, a cui andrebbe aggiunto un eventuale risarcimento in sede civile. La questione ha acceso il dibattito di sabato scorso, a partire dal fatto che il legale dell’Anm sarebbe favorevole all’accoglimento della richiesta.
Secondo Chiara Valori (AreaDg) quell’intervento però deve restare «accessibile anche nell’interesse dell’associazione stessa, che è parte lesa e continua a essere danneggiata dalla stessa memoria di quei fatti». Inoltre la vicenda dell’Hotel Champagne continua a essere «di interesse pubblico grazie proprio allo stesso Palamara, che continua a pubblicare libri e a rilasciare interviste su questo, anche cercando di accreditarsi come un semplice capro espiatorio di un sistema diffuso, così continuando a delegittimare l’Anm e la magistratura tutta».
Di diversa opinione Andrea Reale del gruppo dei CentoUno: «Secondo me meriterebbe la riabilitazione all’ interno della magistratura perché è l’unico che ha pagato per un sistema che probabilmente ancora esiste». Nel merito della questione, Reale ha detto che avrebbe provveduto alla cancellazione della pagina immediatamente, e che fare diversamente è una «cattiveria, una cosa ignobile», a maggior ragione considerato che nella precedente consiliatura «l’Anm ha insabbiato tutta una serie di casi che dovevano invece venire a galla e che dovevano essere pubblicati, ma che invece sono stati assolutamente secretati».
Rachele Monfredi (Md), pur non condividendo la prospettiva di Reale, ha chiesto di affidare a un legale o esperto esterno all’Associazione un ulteriore parere. Ha preso poi la parola Gerardo Giuliano (Mi) anche lui favorevole a un supplemento di indagine e tendenzialmente d’accordo con la richiesta di Palamara: «Non vorrei che si arrivasse alla situazione paradossale per cui per la vicenda Palamara l’associazione venisse sanzionata e dovessimo dare anche un risarcimento al collega. Sarebbe una beffa. Quindi facciamo una ulteriore valutazione tecnica e non politica». Unicost, la corrente che fu di Palamara, quasi per allontanare l’accusa di voler cancellare opportunisticamente il proprio passato, assume la stessa posizione di AreaDg e di Md.
Per Marinella Graziano ci sono infatti «dubbi che non ci sia più rilevanza pubblica sulla vicenda giacché l’ex collega è ancora un personaggio noto, pubblica anche dei libri. Quindi ben venga un approfondimento». D’accordo con lei anche Marcello De Chiara, per cui è «proprio Luca Palamara ad adoperarsi per tenere vivo il dibattito pubblico, per presentarsi come protagonista, e questo rende attuale l’interesse dell’Anm. Quindi sarei per un rigetto della sua richiesta».
Il “Cdc”, alla fine della discussione, si è preso altri sessanta giorni, come previsto dall’art. 12 del Regolamento sulla privacy, per prendere una decisione. La riunione di sabato però è stata anche l’occasione per le toghe di rilanciare con maggiore fiducia la campagna referendaria sulla separazione delle carriere. Come ha detto Stefano Celli, vicesegretario generale in quota Md, «sono sicuro che vinceremo. Vincerà il No. Gli attacchi che subiamo sono la prova che stiamo andando bene». Questo ottimismo deriverebbe dal fatto che nei rilevamenti d’opinione la forbice tra i Sì e i No si starebbe assottigliando.
«Un ultimo sondaggio – ha spiegato il segretario Rocco Maruotti – registra 6 punti di differenza e secondo noi è molto significativo perché, a distanza di poco più di un mese dall’approvazione della riforma, il divario si è quasi dimezzato. Questo evidentemente ha innescato la decisione del Consiglio dei ministri di arrivare a una individuazione dei dati nei prossimi giorni per anticipare la votazione tra fine febbraio e i primi di marzo».
Tuttavia se è vero, anche secondo un sondaggio interno dell’Anm, che tra i pensionati sarebbe in vantaggio il No, allo stesso tempo non ci si aspettava una quota così alta di favorevoli per il Sì tra i laureati. Da qui la proposta, per ora congelata, di qualche toga di “Mi” di fare incontri con gli ordini professionali. Parallelamente cresce però la preoccupazione per la campagna di delegittimazione della magistratura. «Nei prossimi tre mesi mi aspetto di tutto – ha detto il presidente Cesare Parodi – mi stupisco che non sia ancora arrivato un attacco personale, ma non ho il minimo dubbio che arriverà: mi accuseranno di traffico di organi, di vendita di reliquie sacre. Siamo pronti a tutto».
Intanto è stato approvato un manifesto contro la riforma in cui si esorta a votare contro: «Vota No per difendere la Costituzione, Vota No per l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, Vota No per onorare il sacrificio dei magistrati caduti nell’adempimento del dovere e per preservare l’impegno di tutti coloro che lavorano quotidianamente per la tutela dei diritti». Contrario il gruppo dei CentoUno perché, ha spiegato Natalia Ceccarelli, il documento «potrebbe essere valutato con indulgenza se fosse frutto dell’elaborazione di giovani menti, ma sappiamo bene che c’è la supervisione dei veri e grandi pensatori correntizi».


