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Saied, presidente della Tunisia
Cresce la preoccupazione sulla tenuta dello Stato di diritto in Tunisia. Il Comitato esecutivo dell’Associazione dei magistrati tunisini ha lanciato un duro allarme sulle reiterate convocazioni inviate a numerosi giudici dalla Direzione generale di ispezione del Ministero della Giustizia tunisino, finalizzate a interrogarli sulle opinioni critiche espresse pubblicamente riguardo alla condizione della magistratura nel Paese.
«Giustizia subordinata al potere esecutivo»
Nel comunicato ufficiale, l’associazione parla apertamente di una magistratura «completamente subordinata al potere esecutivo», una situazione che avrebbe già prodotto conseguenze gravi sui diritti e sulle libertà fondamentali dei cittadini. Tra queste, vengono citate sentenze particolarmente severe pronunciate in risposta all’esercizio della libertà di espressione, all’attività civile e politica e al lavoro giornalistico e mediatico.
Secondo i magistrati, tali decisioni si inseriscono in un contesto segnato da «evidenti irregolarità procedurali», ritenute incompatibili con i principi più basilari del giusto processo.
Diritti costituzionali e trattati internazionali
L’Associazione dei magistrati tunisini ricorda che il diritto dei giudici a riunirsi ed esprimersi è garantito dalla Costituzione, oltre che dalle leggi nazionali e dai trattati internazionali ratificati dalla Tunisia. In questo quadro, viene ribadito il diritto-dovere dei magistrati di difendere la propria indipendenza e di proteggere l’autonomia della funzione giudiziaria, senza subire pressioni politiche e assicurando un’applicazione imparziale della legge.
Accuse di intimidazione e repressione
Particolarmente dura è la condanna dell’uso della Direzione generale di ispezione come strumento di intimidazione nei confronti dei giudici, colpiti per l’esercizio del loro diritto di parola, incluse opinioni espresse e interazioni sui social media. Una pratica definita «inaccettabile», soprattutto in una fase di crisi complessiva del sistema giudiziario.
L’associazione chiede al ministero della Giustizia di cessare immediatamente quelle che definisce «azioni repressive», mirate a diffondere paura e intimidazione all’interno della magistratura, e ribadisce il proprio pieno sostegno ai giudici coinvolti.


