Nuovo colpo di scena nel processo per la morte di Giulio Regeni, il ricercatore friulano torturato e ucciso al Cairo nel 2016. La prima Corte d’Assise di Roma, accogliendo un’eccezione sollevata dalle difese degli imputati egiziani, ha deciso di inviare gli atti alla Corte Costituzionale, sospendendo il procedimento in corso. Il nodo riguarda una questione di legittimità costituzionale sul diritto di difesa e l’accesso al gratuito patrocinio per gli imputati dichiarati contumaci.

La presidente del collegio, Paola Roia, ha accolto la richiesta avanzata dai legali d’ufficio che rappresentano i quattro agenti dei servizi segreti egiziani imputati per sequestro di persona, torture e omicidio aggravato. Secondo la difesa, l’attuale normativa esclude dal gratuito patrocinio gli imputati contumaci, cioè coloro che non compaiono in aula e non partecipano al processo, violando così il principio costituzionale del diritto alla difesa in ogni stato e grado del giudizio. La questione è ora al vaglio della Consulta, che dovrà pronunciarsi sulla conformità costituzionale della norma. Fino ad allora, il processo rimane sospeso.

Processo Regeni, chi sono gli imputati

A processo in contumacia ci sono il generale Sabir Tariq e i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim e Magdi Ibrahim. Tutti sono accusati di sequestro di persona con l’aggravante della crudeltà, mentre per Magdi Ibrahim l’accusa si estende a lesioni personali e omicidio aggravato del ricercatore italiano.

Durante la precedente udienza, i difensori avevano sottolineato che la mancanza di patrocinio a spese dello Stato aveva impedito di nominare traduttori, periti e consulenti tecnici, elementi considerati indispensabili per una strategia difensiva adeguata. «Saremmo stati costretti ad anticipare costi insostenibili», avevano spiegato gli avvocati d’ufficio.

Le reazioni e il contesto politico

Prima della penultima udienza, si era svolto un presidio davanti al tribunale di piazzale Clodio, al quale avevano partecipato i genitori di Giulio Regeni, rappresentanti di associazioni civiche e la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein. «Continuiamo a sostenere la famiglia Regeni nella loro richiesta di giustizia», aveva dichiarato Schlein. «È grave l’assenza di collaborazione delle autorità egiziane: non si possono ristabilire rapporti normali con chi ostacola la verità». Alla manifestazione erano presenti anche Beppe Giulietti, giornalista e storico difensore della libertà d’informazione, e la madre di Alberto Trentini, il cooperante italiano detenuto in Venezuela.