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Alberto Stasi
Alberto Stasi è «chiaramente, anche lui è rimasto sconcertato. Anche se in questi mesi ha scelto di non seguire troppo quello che sta avvenendo. Diciamo che apprende l’indispensabile, e per il resto va avanti con la sua vita». A dirlo, in un’intervista al Corriere della Sera, è Giada Bocellari, la legale di Stasi, ex fidanzato di Chiara Poggi e condannato in via definitiva per l'omicidio di Garlasco. Il commento giunge in merito all'indagine dei pm di Brescia sul magistrato di Lodi, Venditti. L’avvocata Bocellari non nasconde la gravità del quadro: «Nel rispetto della presunzione di innocenza, è un'ipotesi accusatoria che, semmai dovesse arrivare a qualcosa di più certo, ovviamente sarebbe gravissima. Per come è formulato adesso l'incolpazione, credo sia una delle peggiori accuse che possa essere mossa a un magistrato. Credo, quindi, abbia lasciato tutti abbastanza sconcertati. Ma lasciamo lavorare la Procura di Brescia».
In merito all'appunto rinvenuto in casa dei genitori di Sempio, che citava il nome di Venditti e faceva riferimento a denaro (giustificato dai legali di Sempio come preventivo per spese legali o marca da bollo), Bocellari mantiene il riserbo: «È mio costume non commentare mai le dichiarazioni delle persone coinvolte, e i genitori non sono indagati, quindi preferisco in questa fase non fare commenti».
I dubbi sulla tempistica dell'archiviazione e i file audio negati
L'avvocata Bocellari ha sollevato anche dei dubbi sulla gestione del fascicolo che, in passato, era nato da un esposto della madre di Alberto Stasi. Ai tempi, avevate percepito nulla di strano? «Nella fase delle indagini preliminari, no. Eravamo in attesa di vedere che cosa sarebbe successo: avevamo portato informazioni che noi pensavamo necessitassero approfondimenti da parte della Procura», ha spiegato la legale.
La perplessità è sorta al momento della decisione: «Diverso quando è avvenuta l'archiviazione, a distanza di tre mesi da quando era stata iscritta la notizia di reato: eravamo rimasti stupiti dalla velocità, non dal provvedimento in sé». Bocellari ha sottolineato che, all'epoca, era necessario «una sentenza definitiva da sconfessare, cosa non semplice. E quindi la decisione non era sembrata anomala». Tuttavia: «Ma la tempistica, quella sì, ci era sembrata un po' veloce. E, soprattutto, ci aveva lasciato perplessi un fatto: dopo l'archiviazione - autorizzati - avevamo chiesto di avere accesso al fascicolo, ma ci erano stati negati per due volte i file audio delle intercettazioni».