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BENNATO E PARODI
Durissima presa di posizione della Giunta dell’Unione Camere Penali, dopo l’assemblea dell’Anm ospitata nell’aula magna della Corte di Cassazione. «Nell'aula magna della Corte di Cassazione è andato in scena uno spettacolo che avrebbe potuto intitolarsi “Un giorno in Cassazione” più che un confronto sulla giustizia, una rappresentazione di consenso». Secondo i penalisti, l’Anm avrebbe «trasformato il luogo simbolo della terzietà in un palcoscenico, con applausi e slogan degni di un comizio, più che di un dibattito istituzionale».
Nel mirino anche la presenza di Gratteri
La Giunta evidenzia una contraddizione: «Tra i protagonisti anche Nicola Gratteri, sebbene si fosse espresso in maniera netta a favore del sorteggio e non avesse risparmiato critiche alla Anm come pure ha esternato davanti all'assemblea». Una presenza che per i penalisti «ha reso ancora più evidente la contraddizione di un evento pensato per difendere l'indipendenza della magistratura, ma finito per rafforzare l'immagine di una corporazione chiusa e autoreferenziale, più desiderosa di consenso che di autorevolezza».
L’Unione ricorda le parole del Presidente della Repubblica: «Il monito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pronunciato nel 2020 dopo l'emersione dello scandalo sulle correnti, suona oggi più attuale che mai: quando denunciò una magistratura “china su sé stessa, preoccupata di costruire consensi a uso interno” e parlò di “comportamenti diffusi che rischiano di compromettere l'autorevolezza e la credibilità dell'ordine giudiziario”». Per i penalisti, quelle parole sono «dimenticate e volutamente cancellate da una magistratura associata ripiegata su sè stessa che cerca di rappresentarsi come salvatrice della Costituzione».
«La giustizia non si difende con gli applausi»
La conclusione della Giunta è netta: «La giustizia, infatti, non si difende con gli applausi né con gli show, ma con l'esempio, la misura e la credibilità, virtù che, a giudicare dallo spettacolo offerto in Cassazione, sembrano oggi in via d'estinzione». E l’avvertimento finale è un’immagine forte: «Quando la giustizia si mette in scena, il rischio è che perda la parte: quella della credibilità».


