«Di fronte al silenzio dell’Italia e a causa dell’eccezionalità della situazione, la Ocean Viking è costretta a richiedere un Porto sicuro alla Francia». Lo afferma Allessandro Posrro, presidente di Sos Mediterranee Italia. A bordo della nave vi sono 234 persone. La Ong non ha ancora ricevuto risposte dalle autorità italiane in merito alle richieste di porto. Ha intenzione di chiedere un Porto sicuro di sbarco alla Francia. Secondo quanto fa sapere la Ong, si prevede che la Ocean Viking arriverà nelle acque internazionali adiacenti alla Corsica il 10 novembre. «Questa soluzione estrema è il risultato di un fallimento gravissimo e drammatico di tutti gli Stati membri dell’Unione Europea e degli Stati associati - spiega la Ong - che non sono stati in grado di indicare un porto sicuro alla nostra nave. Chiediamo che il Centro di coordinamento per la ricerca e il soccorso in mare francese trovi una soluzione immediata per i naufraghi a bordo della Ocean Viking».

Humanity1, i 35 migranti rimasti a bordo chiedono asilo

Intanto i medici dell’Usmaf sono a bordo della Humanity1 per effettuare una nuova valutazione delle condizioni fisiche dei 35 rimasti a bordo. Si tratta delle persone che non erano stati ritenuti soggetti fragili e quindi non era stato loro concesso lo sbarco da parte del Viminale. A bordo molti di loro hanno iniziato lo sciopero della fame. La Ong Sos Humanity fa sapere che i 35 naufraghi a bordo della Humanity1 hanno chiesto asilo. «Il nostro legale sta sostenendo la loro causa davanti al Tribunale civile di Catania», spiegano i legali della Ong. Che entro domani presenteranno un ricorso al Tar del Lazio per la disposizione di allontanamento, data dalle autorità italiane, della nave Humanity1 dal porto di Catania. Intanto il comandante della nave prosegue la sua intenzione di non volere abbandonare il porto finché non sarà giunta una soluzione per lo sbarco di tutti i naufraghi.

Geo Barents, il migrante che si è gettato in mare: "A bordo stavo impazzendo"

Ancora a bordo anche i migranti della Geo Barents. Uno dei due siriani che hanno trascorso la notte sulla banchina del porto di Catania, dopo essersi gettato in mare dalla nave, è stato portato via in ambulanza. L’uomo, ha riferito Msf, ha 39 di febbre. «Dopo giorni e giorni su quella nave stavo impazzendo. Ho avuto la sensazione che il mio corpo e i miei sogni stessero andando in frantumi. Sono grato per tutta l’assistenza che ho ricevuto a bordo ma non ce la facevo più a sopportare quella situazione», spiega l'altro autore del gesto. Entrambi da questa mattina hanno rifiutato cibo e acqua per protesta contro l’Italia. «Ho lasciato il nord della Siria - racconta ancora l'uomo - per offrire una vita più sicura alla mia famiglia. Ho quattro figlie che sono rimaste lì e spero che possano raggiungermi presto in un luogo sicuro, in Europa. La più piccola ha solo sei anni. Negli ultimi anni hanno visto le bombe cadere sulla nostra città e non possono andare a scuola perché la zona continua a non essere sicura. I gruppi armati sono ovunque, rapiscono le persone per chiedere il riscatto, la situazione è fuori controllo e ogni giorno ho paura per la loro vita. Voglio semplicemente trovare un posto dove possano essere libere dalla paura e sentirsi al sicuro. Questo è il mio sogno e non permetterò a nessuno di portarmelo via».

L'Ue: "Paesi membri devono garantire procedure asilo di chi è in acque territoriali"

I due cittadini siriani che hanno raggiunto a nuoto il molo di Catania partendo dalla nave Geo Barents hanno diritto di chiedere asilo nell’Ue. Lo spiega la portavoce della Commissione Europea per gli Affari Interni Anitta Hipper, durante il briefing con la stampa a Bruxelles. «I cittadini di Paesi terzi presenti sul territorio, incluse le acque territoriali - risponde aduna domanda sul punto - possono fare domanda di asilo e, in quel caso, è richiesto agli Stati membri di dare effettivo accesso alle procedure d’asilo. Abbiamo un chiaro quadro giuridico in vigore». Hanno diritto di avere accesso alla procedura per chiedere asilo, quindi, anche i cittadini di Paesi terzi presenti nelle acque territoriali italiane.