Tre naufraghi che si trovavano a bordo dalla Geo Barents, ormeggiata al porto di Catania, si sono gettati in acqua. Fanno parte del gruppo di 215 persone, a cui ieri non è stato concesso lo sbarco perché ritenuti non vulnerabili. I tre migranti sono stati recuperati e ora si trovano sulla banchina del porto. Complessivamente, tra la nave di Msf e Humanity 1, restano a bordo in 249 «senza acqua, con i bagni chiusi e infezioni di scabbia in corso», secondo quanto hanno denunciato i parlamentari Angelo Bonelli e Antonio Nicita, al rientro da una ispezione a bordo della nave. «Devono essere sbarcati rapidamente, senza ulteriori ritardi», intimano l’Organizzazione mondiale delle migrazioni (Oim) e l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr), mettendo nel pomeriggio un punto fermo in una vicenda che vede ancora una volta l’Italia cercare di tenersi a fatica in equilibrio sul diritto internazionale. «La situazione è molto critica. È successo in passato - ha spiegato Riccardo Gatti, capo delle operazioni di ricerca e soccorso di Msf - che man mano che aumenta la sofferenza delle persone, diminuisce la capacità di gestire la realtà . Può succedere di tutto: tentativi di suicidio, azioni violente, gesti di autolesionismo, che accadono quando c’è un livello molto elevato si sofferenza umana». «Tra di loro non si comprendono - ha aggiunto in serata Juan Matias Gil, capo missione di Geo Barents - e litigano. Non comprendono cosa succede e noi non possiamo dare risposte. Abbiamo chiesto alle autorità di fare una rivalutazione delle persone a bordo, perché non c’è stata alcuna valutazione psicologica. Non lasciamo il porto per il momento: i soccorsi finiscono, come sempre diciamo, quando le persone sopravvissute vengono tutte sbarcate in un luogo sicuro. Tutti i naufraghi sono vulnerabili». Da un molo all’altro del porto di Catania, la determinazione delle ong appare identica: «Non ci muoviamo da qui finché ogni singolo naufrago non sarà sbarcato», ha detto ai giornalisti Till Rummenhohl, capo delle operazioni di ricerca e soccorso di Humanity 1. Accanto a lui, il capitano Joachim «indignato e turbato dal decreto illegale del governo». «Non parto con persone a bordo - ha affermato quest’ultimo - a cui non posso garantire la sicurezza. L’Italia deve farli sbarcare».

Geo Barents, tre migranti si buttano in acqua. «Situazione grave a bordo»

«Purtroppo lo stato di sofferenza delle persone ha fatto sì che tre di loro si sono buttate in acqua», ha detto ai giornalisti il capo delle operazioni di soccorso e ricerca di Geo Barents, Riccardo Gatti. «Stiamo vedendo il loro stato di salute - ha aggiunto - anche se psicologicamente c’è un livello molto alto perché a bordo la situazione è molto critica. Da stamattina ci sono stati diversi casi di attacchi di panico sulla nave, una situazione psicologica conseguente non solo alla lunga attesa ma anche per il fatto che adesso si sta in un porto e non puoi scendere. Ieri - ha concluso - non c’è stato alcuno screening psicologico da parte dei medici: stiamo parlando di persone che devono essere sbarcate il prima possibile in un porto sicuro come previsto dalla norme sul soccorso in mare».

Humanity 1, pronti due ricorsi per permettere le operazioni di sbarco

Annunciano invece due azioni legali gli avvocati della Humanity 1: la prima è al Tar del Lazio, la seconda è un ricorso d’urgenza al tribunale di Catania chiedendo il rispetto del diritto di queste persone a sbarcare sul territorio italiano. Lo spiega Riccardo Campochiaro, legale della Humanity 1. «Lo scorso 6 novembre alla Humanity è stato notificato il provvedimento che imponeva alla nave di lasciare il porto di Catania - ha affermato - Comandante ed equipaggio hanno deciso di non salpare e di disattendere quanto previsto dal provvedimento». La prima azione è «un ricorso al Tar del Lazio chiedendo la sospensione del provvedimento, vista l’urgenza della situazione». La seconda azione è un ricorso d’urgenza che sarà presentato «tra oggi e domani al tribunale di Catania che riguarda il diritto di queste persone a sbarcare e a un porto sicuro». «Il decreto dei ministeri non sarà ottemperato dal capitano, al momento non c’è alcun’altra notifica da parte della procura nè dai ministeri. Stiamo in attesa, come in altri casi potrebbe esserci una rivalutazione da parte del ministero in autotutela». Lo ha detto l’avvocato Riccardo Campochiaro «Domani andremo in Tribunale - ha aggiunto - a presentare la richiesta, i tempi sono brevi per la necessità, spero di avere risposte entro le 48 ore. Ma non dipende da noi. Non ci sono al momento alternative per smuovere la situazione che sembra essere stagnante».