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Migranti in mare
Le autorità libiche hanno intercettato un’imbarcazione con 33 migranti irregolari al largo di Gasr Garabulli, a est di Tripoli, durante un’operazione condotta nelle prime ore di oggi. Secondo una nota della Direzione generale delle operazioni di sicurezza, l’intervento è avvenuto poco prima della partenza del natante, bloccando un nuovo tentativo di traversata verso le coste europee.
A bordo si trovavano 14 uomini, 16 donne e 3 bambini, tutti di diverse nazionalità. I migranti sono stati trasferiti a terra e consegnati alle autorità competenti, che hanno avviato le procedure legali di rito. È stata inoltre aperta un’indagine per identificare i trafficanti responsabili, accusati di «esporre la vita dei migranti a gravi rischi in cambio di denaro illecito».
Secondo i dati aggiornati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), nella sola settimana dal 12 al 18 ottobre 802 persone sono state intercettate lungo le coste libiche e riportate a terra. Il totale da inizio anno sale così a 21.236 migranti, in aumento rispetto ai 17 mila dell’intero 2023, confermando una crescita costante dei flussi irregolari. Nel 2024 erano stati registrati 21.762 intercettati, un dato che dimostra la persistenza delle partenze dalla Libia, nonostante gli accordi con l’Unione Europea e i programmi di rimpatrio volontario.
Le rotte più attive: Tripoli e Zawiya restano i principali punti di partenza
Dalle analisi dell’Oim emerge che il 74,6% delle partenze avviene dalla costa occidentale, in particolare da Zawiya (471 migranti bloccati) e Tripoli (136). Solo il 21% dei tentativi parte dalla zona orientale, con Derna e Tobruk come principali punti di imbarco. La composizione demografica conferma un profilo prevalentemente maschile (oltre l’80%), con una presenza minoritaria di donne e minori. Il fenomeno, sottolinea l’Oim, resta fortemente influenzato da fattori economici e geopolitici: instabilità nei Paesi d’origine, povertà e ricerca di opportunità lavorative spingono migliaia di persone a rischiare la traversata del Mediterraneo.
Quasi 900 mila migranti in Libia: un aumento del 18% in un anno
Nel Paese si trovano oggi 894.890 migranti provenienti da 45 nazioni, secondo il più recente rapporto trimestrale della Displacement Tracking Matrix (Dtm) dell’Oim. Un dato in aumento del 3% rispetto al trimestre precedente e del 18% su base annua, a conferma del ruolo della Libia come hub migratorio regionale. La maggior parte dei migranti proviene da Egitto (26%), Niger (31%), Sudan (17%) e Ciad (6%), mentre le presenze restanti riguardano cittadini di Nigeria, Etiopia, Ghana e Bangladesh. L’83% dei migranti ha lasciato il proprio Paese per motivi economici, mentre il 14% è fuggito da guerre e crisi politiche.
Lavoro precario e rischi umanitari
Il 76% dei migranti in Libia risulta impiegato, soprattutto nei settori edilizio (44%), domestico (21%) e agricolo (17%). Tuttavia, molti vivono in condizioni di alta vulnerabilità economica, con paghe irregolari, scarso accesso ai servizi sanitari e rischi di sfruttamento. L’Oim segnala inoltre che il 73% dei migranti ha fatto ricorso a trafficanti o facilitatori per attraversare i confini, con un costo medio di 349 dollari per viaggio. Solo il 5% manifesta l’intenzione di tornare nel Paese d’origine, mentre oltre il 40% dichiara di non avere un piano migratorio definito.
Nel suo rapporto, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni ribadisce la necessità di rafforzare la cooperazione tra Tripoli e i partner internazionali per costruire canali legali di lavoro e protezione, in linea con gli impegni assunti nel piano d’azione Ue-Libia. «Serve una governance migratoria basata sui diritti - sottolinea l’Oim - che offra alternative concrete ai traffici e riduca la dipendenza dei migranti dalle reti criminali».