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DONALD TRUMP PRESIDENTE USA
Un giudice del tribunale di Bonn ha provocato irritazione diplomatica presso l’ambasciata statunitense in Germania dopo aver inserito, all’interno di una sentenza civile, dure critiche politiche contro il presidente americano Donald Trump e il vicepresidente J.D. Vance. La notizia è stata riportata dal quotidiano tedesco Bild e confermata da fonti diplomatiche a Berlino.
Il caso riguardava una causa intentata da un cittadino tedesco contro un noto social network statunitense, con la richiesta di sapere se i servizi segreti Usa avessero avuto accesso ai suoi dati personali. Il giudice ha respinto il ricorso, sostenendo che gli utenti che scelgono piattaforme con sede negli Stati Uniti accettano implicitamente regole di tutela dei dati meno rigorose rispetto agli standard europei.
Le frasi contestate nella motivazione
La controversia è nata non tanto dalla decisione, quanto dal linguaggio politico utilizzato nella motivazione della sentenza. Nel testo, il giudice ha definito l’amministrazione Trump «apertamente populista di estrema destra», con «tendenze antidemocratiche, autoritarie e perfino fasciste». Ha inoltre affermato che «gli estremisti di destra sono i più grandi nemici della libertà individuale» e «tra i politici più corrotti, mossi da egoismo nazionale e personale». Un lessico giudicato inappropriato e ideologico da diversi osservatori, che ha immediatamente attirato l’attenzione dell’ambasciata americana.
La reazione di Washington: «Dichiarazioni sorprendenti»
Un portavoce dell’ambasciata Usa a Berlino ha espresso “sorpresa” per i passaggi contenuti nella sentenza, sottolineando che Stati Uniti e Germania condividono valori democratici e occidentali. «Washington osserva con preoccupazione i dibattiti interni alla Germania sul possibile divieto di partiti di opposizione populisti – ha aggiunto il portavoce – e invita a tutelare la libertà di espressione e il pluralismo politico». L’ambasciata, pur evitando toni di scontro diretto, ha ricordato che la cooperazione bilaterale tra i due Paesi resta “fondamentale per la sicurezza e la stabilità dell’Occidente”.
Il caso riaccende il dibattito in Germania
La vicenda ha suscitato un ampio dibattito politico e mediatico in Germania. Alcuni esponenti conservatori e giuristi hanno criticato l’intervento del magistrato, ritenendolo «un’invasione di campo» che mina la neutralità della magistratura. Altri, invece, hanno difeso la libertà di espressione dei giudici, sostenendo che le affermazioni di Bonn rientrino nel contesto di un giudizio di merito sul trattamento dei dati e sull’approccio politico delle autorità statunitensi alla privacy. Il caso si inserisce in un clima già teso, segnato dalle discussioni sull’eventuale messa al bando di partiti populisti di estrema destra e dalle preoccupazioni per l’avanzata dei movimenti radicali nelle elezioni regionali.


