Forti scosse sismiche provenienti da oltre oceano stanno scuotendo le fondamenta della diplomazia e della politica europea. «Negli ultimi nove mesi abbiamo salvato la nostra nazione e il mondo dall'orlo della catastrofe e del disastro. Dopo quattro anni di debolezza, estremismo e fallimenti mortali, la mia amministrazione si è mossa con urgenza e rapidità storica per ripristinare la forza americana in patria e all’estero e portare pace e stabilità nel nostro mondo. Nessuna amministrazione ha ottenuto una svolta così drammatica in così poco tempo». Si apre così il documento della Strategia per la Sicurezza Nazionale (NSS), vergato dall’amministrazione Trump, che fissa i punti cardinali della nuova strategia di sicurezza nazionale: la competizione con la Cina; il ritiro dalla difesa dell’Europa e ristabilire la posizione dominante degli Usa nell’emisfero occidentale.

Il testo è stato pubblicato mercoledì notte sul sito della Casa Bianca, ma una versione più lunga, su cui Defense One rivista statunitense specializzata in difesa, ha potuto mettere le mani, ha iniziato a circolare nei giorni precedenti alla diffusione del testo ufficiale. Il titolo della sezione dedicata all’Europa è «Promuovere la grandezza europea». «I funzionari americani si sono abituati a pensare ai problemi europei in termini di spesa militare insufficiente e stagnazione economica – si legge nelle prime righe del capitolo – C'è della verità in questo, ma i veri problemi dell'Europa sono ancora più profondi».

Come ad esempio il fatto che l’ «Europa continentale ha perso quote del PIL globale dal 25% nel 1990 al 14% di oggi, in parte a causa delle normative nazionali e transnazionali che minano la creatività e l’operosità», anche se «questo declino economico è eclissato dalla prospettiva reale e più cruda della cancellazione della civiltà».

Nelle pagine successive il documento pubblicato dalla Casa Bianca indica l’intenzione degli Stati Uniti di «consentire all'Europa di reggersi in piedi da sola e di operare come un gruppo di nazioni sovrane allineate, anche assumendosi la responsabilità primaria della propria difesa, senza essere dominata da alcun potere avversario», in altre parole ritirare i propri contingenti militari dall’Europa, lasciando l’onere della difesa del vecchio continente ai suoi abitanti, indirizzo che ha raccolto il plauso del Cremlino, che ha apprezzato anche il fatto che gli Usa intendono «porre fine alla percezione e prevenire la realtà della Nato come alleanza in continua espansione».

La versione integrale scende nel dettaglio di come l’amministrazione Trump intenda «Make Europe Great Again». Il presidente statunitense ha più volte dichiarato che i Paesi europei si trovano di fronte a una probabile «cancellazione della loro civiltà» e stanno «andando all’Inferno» a causa delle loro politiche migratorie e della «censura e limitazione della libertà di parola». Per questi motivi la strategia per la sicurezza nazionale statunitense punta a concentrarsi sulle relazioni con pochi Stati europei, retti da amministrazioni di destra e affini a quella americana.

I Paesi su cui gli Stati Uniti dovrebbero concentrarsi «con l’obiettivo di allontanarli (dall’Unione Europea ndr)» sostenendo «partiti, movimenti e figure intellettuali e culturali che cercano la sovranità e la preservazione/ ripristino degli stili di vita tradizionali europei… pur rimanendo filoamericani», sono Austria, Ungheria, Italia e Polonia. Il principio seguito dalla NSS americana è il vecchio dividi et impera: minare la compattezza dell’Unione Europea, puntando a disgregarla per poter coltivare relazioni con i singoli Paesi membri. Da buon affarista Trump sa che trattare con un singolo Paese è più facile che farlo con l’Unione Europea nel suo complesso e permette di raggiungere accordi più favorevoli agli Usa, grazie al loro peso negoziale. D’altronde tutti i suoi luogotenenti, da Vance a Musk, invocano da tempo e a gran voce la cancellazione del progetto comunitario europeo.

L’indirizzo dettato dall’amministrazione Trump ha però trovato un freno nella legge sul budget della Difesa per il 2026, approdata da poco al Congresso; mercoledì è stata approvata con voto bipartisan dalla Camera dei Rappresentanti ed è ora al vaglio del Senato. Il National Defense Authorization Act, come indicato da Politico, è frutto di un lavoro di negoziazione tra democratici e repubblicani durato mesi e limita la riduzione del contingente statunitense nel vecchio continente invocata nella NSS.

La resistenza al disimpegno militare in Europa voluto da Trump arriva dagli stessi repubblicani alla guida delle commissioni Forze armate al Congresso (Roger Wicker alla Camera e Mike Rogers al Senato), secondo cui questa mossa incoraggerebbe la Russia a nutrire ulteriori mire espansionistiche verso ovest. Con la promulgazione della legge il Pentagono non potrebbe ridurre la presenza di militari statunitensi in Europa sotto la soglia delle 76mila unità per più di 45 giorni, e per poter attuare un simile ridimensionamento dovrà essere certificato che la decisione è nell’interesse della sicurezza americana e gli alleati Nato siano stati consultati a riguardo.

La legge si pone quindi in netto contrasto con quanto indicato dal nuovo indirizzo della NSS Nella legge inoltre è stata inserita la Baltic Security Initiative, del valore di 175 milioni di dollari per rinforzare le difese dei Paesi Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania).

Oltre al Congresso anche la CIA (Central Intelligence Agency) non vede di buon occhio il nuovo indirizzo della NSS. Come riportato da Il Foglio il mese scorso il direttore della CIA, John Ratcliffe, ha rassicurato l’Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue, Kaja Kallas, che gli Stati Uniti continueranno a condividere le informazioni di intelligence con l’Unione.