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Donald Trump accelera sulla centralizzazione della regolazione dell’intelligenza artificiale e firma un ordine esecutivo che limita la capacità dei singoli Stati americani di legiferare in materia, arrivando a mettere nel mirino anche leggi statali già in vigore. L’obiettivo dichiarato è evitare un mosaico normativo che, secondo la Casa Bianca, rischierebbe di allontanare investimenti e sviluppo tecnologico dagli Stati Uniti.
Alla cerimonia di firma, Trump ha spiegato che le aziende del settore «vogliono essere negli Stati Uniti, vogliono lavorare qui e abbiamo in arrivo grandi investimenti». Ma, ha aggiunto, «se devono ottenere 50 diverse approvazioni da 50 Stati, allora possiamo dimenticarlo». Un messaggio diretto alle Big Tech e agli investitori, nel segno della semplificazione normativa.
Il provvedimento affida alla ministra della Giustizia Pam Bondi il compito di istituire entro 30 giorni una “Task force legale per l’IA”, la cui «unica responsabilità sarà quella di sfidare le leggi statali sull’intelligenza artificiale». Parallelamente, il segretario al Commercio Howard Lutnik dovrà individuare le normative esistenti che «impongono ai modelli di IA di alterare le loro produzioni originarie», in quello che l’amministrazione Trump definisce uno sforzo per contrastare la cosiddetta “IA woke”.
L’ordine esecutivo coinvolge anche lo zar dell’IA della Casa Bianca, David Sacks, e il direttore dell’Ufficio Scienza e Tecnologia, Michael Kratsios, incaricati di formulare raccomandazioni per una legge federale che abbia prevalenza sulle regolamentazioni statali. Una mossa che arriva dopo il fallimento dell’amministrazione nel far approvare dal Congresso – nonostante la maggioranza repubblicana – una legge che attribuisse esplicitamente al solo governo federale la competenza sulla materia.
Le reazioni politiche non si sono fatte attendere. Il senatore democratico Ed Markey ha definito l’ordine «un regalo di Natale di Trump per i suoi amici miliardari», giudicandolo «irresponsabile, miope e un’aggressione alla capacità degli Stati di proteggere i propri cittadini». Secondo Markey, il rischio è quello di lasciare senza adeguate tutele consumatori, lavoratori e diritti civili.
Ma le critiche arrivano anche da una parte della stessa base Maga. Settori dell’elettorato trumpiano guardano con sospetto al boom dell’IA, percepito come il dominio incontrollato di corporation guidate da CEO potentissimi. Nel podcast War Room, Steve Bannon ha parlato di una situazione paradossale: «Non ha senso dire che siamo davanti a un ‘momento Sputnik’ se poi non abbiamo alcun controllo sui laboratori di frontiera». «Non abbiamo assolutamente idea di quello che stanno facendo», ha aggiunto l’ex stratega di Trump, oggi tra le voci più influenti del movimento.


