Uno dei punti principali della riforma costituzionale della giustizia, di recente approvata in seconda lettura dal Senato, riguarda l’introduzione del principio del sorteggio per la individuazione dei componenti togati che andranno a comporre i futuri due Consigli superiori (uno per la magistratura giudicante e uno per la magistratura requirente). Si dovrebbe passare da un sistema che prevede l’elezione dei membri togati del (dei) Csm ad un sistema che farà leva sul sorteggio. L’obiettivo dichiarato è limitare il potere delle correnti della magistratura accusate di orientare il voto.

La querelle su “elezione versus sorteggio” si pone da tempo e in termini simili, anche per l’individuazione dei componenti delle Commissioni di concorso a professore universitario. Di seguito un breve excursus dei modelli che, in quel contesto, si sono succeduti nell’ultimo quarantennio. Il d. p. r. 382/ 1980 prevedeva un sistema misto: per sorteggio ed elettivo. Il sorteggio avveniva tra i docenti di discipline ricomprese nel raggruppamento disciplinare cui si riferiva il concorso, per un numero triplo dei membri costituenti la Commissione sia effettivi che supplenti.

Tra i docenti sorteggiati si procedeva alla elezione (da parte dei professori che componevano il raggruppamento) dei membri che avrebbero composto la Commissione giudicatrice. Con la legge 210/ 1998 (attuata con d. p. r. 390/ 1998) il sistema cambiò. Tutte le selezioni venivano svolte a livello locale e si abbandonò il sistema del sorteggio optando per un sistema in parte di nomina e in parte di elezione. Le Commissioni erano formate da un professore di ruolo interno, nominato dalla facoltà che aveva richiesto il bando, e da quattro docenti eletti tra i non appartenenti all’Ateneo.

Nel 2010 il sistema è cambiato ancora con l’introduzione di un doppio passaggio: una prima fase nazionale che porta al conseguimento dell’Abilitazione scientifica nazionale ( Asn) e una fase decentrata di chiamata degli idonei da parte degli atenei, riservata ai possessori dell’abilitazione. Per l’Asn è prevista un’unica Commissione nazionale per ogni settore concorsuale: i componenti di ciascuna Commissione sono sorteggiati all’interno di una lista formulata dal ministero fra quanti – in possesso di determinati requisiti – avanzano domanda per esservi inclusi.

Nei giorni scorsi, il Consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge che preannuncia una ulteriore modifica del sistema di reclutamento universitario: le Commissioni giudicatrici saranno composte da almeno quattro membri esterni, scelti tramite sorteggio nazionale tra i docenti appartenenti al settore scientifico- disciplinare di riferimento, e da un membro interno dell’Ateneo che bandisce la procedura. Come si vede, quindi, da almeno un quarantennio, il mondo universitario si confronta con la scelta tra elezione e sorteggio per individuare i componenti delle Commissioni di concorso.

Il sistema elettivo premia le “Scuole accademiche” numericamente più forti: i professori che fanno parte della medesima Scuola fanno convergere i voti sul soggetto appartenente alla stessa Scuola così da garantirne la elezione in Commissione. Se il Commissario viene meno al proprio dovere ( che è far vincere i candidati migliori e non premiare i propri colleghi di Scuola a prescindere) un sistema di questo genere penalizza i candidati che non appartengono a Scuole forti ovvero che non appartengono a nessuna Scuola. Di positivo c’è il fatto (vero almeno in passato) che in Commissione finiscono di regola i professori con una significativa visibilità e autorevolezza nella disciplina, caratteristiche che dovrebbero portarli ad agire unicamente per premiare i migliori.

Con il sistema del sorteggio può accadere che in Commissione finisca anche chi è diventato professore ordinario da pochissimo. Quindi anche persone giovani, poco conosciute, con una più limitata esperienza di direzione nella ricerca. Mi è accaduto di assistere a giovani Commissari chiamati a giudicare candidati anagraficamente più anziani e con titoli decisamente superiori ( una situazione che a me è parsa malinconica). Se la riforma costituzionale entrasse in vigore, le dinamiche per l’individuazione dei componenti togati dei futuri Csm non sarebbero molto diverse. Il metodo dell’elezione in linea teorica dà molto potere alle correnti che possono orientare il voto.

Ma non è necessariamente sbagliato se il voto viene fatto convergere su persone autorevoli e di esperienza ( un po’ come avviene o dovrebbe avvenire per le elezioni politiche). Il metodo del sorteggio toglie potere al voto e quindi alle correnti organizzate. Ma può propiziare ( se non si prevedono filtri di nessun tipo) la nomina di magistrati appena assunti, senza nessuna esperienza di direzione degli uffici o anche solo dell’ “arte di giudicare” che verrebbero chiamati a prendere decisioni delicate, come quelle relative alla progressione di carriera di colleghi più anziani e con titoli decisamente superiori. Vero è che i giudici sono tutti uguali. Ma a nessuno verrebbe in mente di nominare un neovincitore di concorso direttamente Presidente di Sezione della Corte di Cassazione.

Senza contare la possibile eterogenesi dei fini: se il sorteggio portasse alla nomina di togati appartenenti tutti alla medesima corrente ecco che quella corrente finirebbe per acquisire un potere pressoché totale riducendo sensibilmente il potere delle altre e sacrificando il pluralismo che pure è un valore in sé. Esistono obiettivi ed esistono strumenti per raggiungere quegli obiettivi. L’obiettivo non può che essere quello di assicurare che nel Consiglio superiore della magistratura (attuale e nuovi) siedano le persone migliori che per autorevolezza, esperienza e abito mentale assicurino che vengano prese le decisioni più giuste nell’interesse della collettività.

L’obiettivo di ridurre gli aspetti deteriori del potere esercitato dalle correnti della magistratura è un obiettivo “in negativo”, dettato dalla volontà di porre rimedio ad una deriva considerata negativa: ma in un mondo ideale dovrebbe essere una conseguenza implicita dell’obiettivo generale indicato poc’anzi.

In ogni caso non è detto, per i motivi esposti, che il ricorso al sorteggio per scegliere i membri togati dei Csm sia il mezzo migliore per raggiungere l’obiettivo di togliere potere alle correnti. A volte il rimedio può essere peggiore del male.