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Separazione delle carriere, nuove misure per l’ultimo sprint dei tribunali verso gli obiettivi del Pnrr, legge professionale forense: il guardasigilli Carlo Nordio ne parla in quest’ampia intervista al Dubbio, subito dopo la conclusione del Consiglio dei ministri di ieri.
È trascorsa oltre metà legislatura, ministro, diverse conquiste le ha realizzate, altre sono all’orizzonte ma non irraggiungibili, altre sono meno a portata di mano, come l’allineamento dei tempi, nel processo civile, alle aspettative internazionali. Qual è il suo stato d’animo rispetto a questi primi tre anni di mandato?
Di grande soddisfazione per gli obiettivi raggiunti, e di ottimismo per quelli da raggiungere. A parte l’epocale riforma costituzionale sulla separazione delle carriere, che ormai è in dirittura d’arrivo, e altre assai significative, come l’abolizione dell’abuso di ufficio e l’interrogatorio preventivo per le custodie cautelari, veniamo ai tempi dei processi e alle risorse investite: oltre a quelle messe a disposizione dal Pnrr, il ministero della Giustizia ha complessivamente incrementato nel bilancio 2025, rispetto al 2022, le risorse destinate all’amministrazione giudiziaria di oltre un miliardo. Gli esempi più significativi: l’incremento dei fondi per l’assunzione del personale di magistratura (+38,7 milioni), fondi per l’incentivazione del personale (+42 milioni), quelli per la riqualificazione degli edifici giudiziari e l’edilizia di servizio (+142 milioni), il Fondo unico di Giustizia (Fug) incrementato di 57 milioni. Fino all’introduzione del Fondo per la firma della magistratura onoraria, per 158 milioni.
Lei è un magistrato, e nella dialettica con l’Anm emerge spesso questo conflitto fra il punto di vista del guardasigilli e la linea che il sindacato dei magistrati ha scelto. Ci spiega le origini e le ragioni di questo contrasto?
Le origini e le ragioni sono due, ed esistono da trent’anni. La prima è sulla funzione delle correnti, che io ritenevo benemerite quando rappresentavano le varie articolazioni culturali dei magistrati, e che si sono trasformate in veri centri di potere, com’è stato riconosciuto da numerosissime toghe, oltre che da altri autorevoli pulpiti. La seconda è che, dopo qualche anno dall’introduzione del codice Vassalli, ho capito che non avrebbe funzionato se non avessimo introdotto i principi minimi del sistema accusatorio, come la separazione delle carriere. E da lì è nato un conflitto insanabile. Da magistrato sono stato criticato con grande asprezza. E così da ministro. Naturalmente siamo decisi ad andare fino in fondo.
A proposito di obiettivi, in Consiglio dei ministri avete votato un provvedimento che punta proprio ad accelerare tutti i meccanismi possibili in modo da raggiungere i target concordati con l’Ue: dove sono le risorse, professionali e organizzative, sulle quali pensa di fare leva?
Diciamo intanto che il ministero ha garantito il pieno raggiungimento di tutti gli obiettivi Pnrr assegnati e continua a lavorare per conseguire i risultati attesi per i prossimi anni, ovvero: la completa digitalizzazione del processo penale di primo grado (entro dicembre 2025), l’efficientamento di 289mila metri quadri di edifici giudiziari (entro marzo 2026), la riduzione del 90% delle pendenze civili 2022 presso i Tribunali e le Corti di appello (entro giugno 2026), la riduzione del 40% del disposition time civile (entro giugno 2026) e la riduzione del 25% del disposition time penale (entro giugno 2026). Oltre a ciò, nella serata di oggi (ieri per chi legge, ndr), in Consiglio dei ministri è stato approvato un importante decreto legge, frutto del leale confronto istituzionale con il Csm, nel quale sono inserite tutta un serie di misure normative, organizzative ed economiche finalizzate a far conseguire agli Uffici giudiziari gli obiettivi Pnrr entro il giugno 2026: applicazione, fino a un numero massimo di cinquanta, di magistrati addetti all’Ufficio del massimario per lo svolgimento delle funzioni giurisdizionali di legittimità in materia civile, la proroga, fino al 30 giugno 2026, della destinazione dei giudici onorari di pace in supplenza anche per ragioni relative alle vacanze nell’organico dei giudici professionali, l’individuazione di 20 posizioni, negli Uffici giudiziari che registrano difficoltà, di cosiddetta sede disagiata, con riconoscimento dei relativi benefici.
Avete dato via libera anche all’utilizzo dei cosiddetti “magistrati da remoto”?
Sì, abbiamo dato corso all’applicazione straordinaria a distanza, su base volontaria, di magistrati, anche fuori ruolo, fino a un numero massimo di cinquecento, presso gli Uffici giudiziari di primo grado. E ancora, abbiamo previsto la predisposizione da parte dei capi degli Uffici giudiziari di un piano straordinario per concertare un’azione comune mirata allo smaltimento dell’arretrato creatosi in ciascuna sede, nonché a diminuire i tempi di definizione processuale, una diversa modulazione del tirocinio per i magistrati freschi vincitori di concorso al fine della loro applicazione alla Corte di appello in ausilio dei consiglieri togati, per la durata di 6 mesi. Non solo: c’è la proroga dell’entrata in vigore delle nuove competenze dei giudici di pace, ci sono le proroghe dell’avvio del Tribunale della famiglia e dell’utilizzo dei giudici ausiliari di Corte di appello, tutte rinviate al 31 ottobre 2026, l’ampliamento della dotazione organica della magistratura ordinaria di 58 unità al fine di consentire l’incremento di due posti in ciascuno dei 29 Uffici di sorveglianza a livello distrettuale. E tante altre.
Lei sa che, riguardo alla giustizia civile, l’avvocatura, e il Cnf in testa, lamentano l’esclusione fisica dei difensori dai tribunali, l’eccessivo ricorso alla trattazione scritta, il ridursi delle controversie a un freddissimo scambio di memorie: una volta centrati gli obiettivi del Pnrr, sarà possibile rivedere una parte delle norme che, dall’epoca del covid, impongono la trattazione scritta?
Il perseguimento degli obiettivi Pnrr ha imposto un regime di celebrazione delle udienze da remoto anche con lo scambio di memorie, ma il sistema prevede già la possibilità che il giudice, su richiesta delle parti, svolga l’udienza in loro presenza.
Sempre a proposito di avvocati, in Consiglio dei ministri avete anche avviato la discussione sulla delega per la nuova legge professionale forense. Il presidente del Cnf Greco aveva detto che tutte le professioni meritano rispetto e hanno la stessa dignità, ma che la professione di avvocato, diversamente da altre, rappresenta un ingranaggio essenziale per lo stesso funzionamento della democrazia: è questa la logica che vi ha indotto a riservare un provvedimento per la sola avvocatura, e a definirlo in tempi stringenti?
La figura dell’avvocato è essenziale all’esercizio della giurisdizione e mi rammarico di non averla potuta inserire nella Costituzione, per ragioni di tempo, ma ci ritorneremo. Nel mese di maggio ho firmato a Lussemburgo, a nome dell’Italia, la Convenzione europea per la protezione degli avvocati, promossa dal Consiglio d’Europa, che assicurerà il rispetto di tutti i diritti della difesa e la più ampia libertà nell’esercizio della professione forense. Con questo spirito abbiamo presentato oggi (ieri, ndr) in Consiglio dei ministri il disegno di legge delega per la riforma dell’ordinamento forense, anche per il superamento dei dubbi interpretativi emersi alla luce dell’applicazione della legge 247/2012, che hanno generato rilevante contenzioso, indebolendo la coesione interna alla categoria. È una discussione complessa che sarà conclusa entro poche settimane.
Da ultimo, ministro, per tornare alla riforma costituzionale che reca la sua firma, lei qualche giorno fa ha dichiarato, in un’intervista al Tg2, che auspica di non veder “degenerare” la campagna referendaria sulle carriere dei magistrati in una sfida fatale fra politica e magistratura. Comprendiamo l’auspicio. Ma si può dire che, qualora prevalessero i sì, a quel referendum, l’Italia si metterebbe alle spalle una lunga stagione in cui la politica è apparsa subordinata alla magistratura, incapace di rivendicare quel primato che, Costituzione alla mano, pur sempre le spetta?
Io non vorrei che la magistratura si associasse ai partiti nella campagna referendaria per una ragione molto semplice. Se l’opposizione seguisse la linea di Franceschini, di conferire al referendum un connotato politico, pro o contro il governo, si esporrebbe politicamente in modo irreversibile, e verrebbe inevitabilmente targata come costola, o cervello, dell’opposizione. Se vincessero loro, l’opposizione sarebbe subalterna alla magistratura, e avremmo una situazione a dir poco anomala. Se vincessimo noi, la sconfitta della magistratura non sarebbe tecnica, ma politica, e le sconfitte politiche hanno conseguenze. Per questo auspico che gli ex colleghi si limitino a critiche di ordine giuridico e sistematico, alle quali hanno ovviamente diritto, ma che non accettino l’abbraccio mortale della politica.