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GIULIO SAPELLI PROFESSORE ECONOMIA UNIVERSITA DI MILANO
L’economista Giulio Sapelli spiega l’accordo Usa- Ue sui dazi in termini di «sottomissione di ciò che rimane dell’industria europea ai voleri politici americani», avendo ceduto a Trump «dopo aver fatto scrivere a Letta e Draghi dei rapporti che auspicavano accordi su base federale europea».
Professor Sapelli, come commenta quanto avvenuto tra Usa e Ue?
È successo quello che tutti si aspettavano. Cioè un accordo, o meglio un’intesa di massima visto che ancora non c’è niente di scritto con la quale ciò che rimane dell’industria europea si sottomette ai voleri politici americani. Poi certo si potrebbe parlare di questa utopia che risponde al nome di reindustrializzazione degli Stati Uniti, visto che ormai la fabbrica del mondo è la Cina e gli Usa sono invece solo esportatori di terziario avanzato, ma tant’è. Se c’è un’industria ancora negli Usa è solo quella militare, e infatti questa sottomissione prende anche quel capitolo.
Molti hanno criticato von der Leyen, mentre lei dice che ha limitato i danni: che ne pensa?
Penso che il fatto che von der Leyen firmi questo accordo dopo un’elezione ( la sua) così discussa e mentre si sta formando un trio fuori dalle regole Ue tra Francia, Germania e Regno Unito è quasi ridicolo se non fosse tragico. Si aggiunga che questo avviene dopo un bilancio europeo che è modellato sui singoli Stati e dunque rinnega i principi fondativi dell’Unione. In più si cede a Trump dopo aver fatto scrivere a Letta e Draghi dei rapporti che auspicavano accordi su base federale europea. Insomma, il contrario di quel che si è detto.
All’accordo sui dazi si aggiunge l’acquisto di armamenti e gas dagli Usa: perché questa mossa?
Nell’intesa c’è un obbligo di fatto di acquistare armamenti americani e costruire stabilimenti industriali di proprietà europea negli Stati Uniti. Una cosa difficilissima da realizzare perché fare cose di questo tipo con la regolamentazione americana che pone tutta una serie di vincoli è assurdo. È un libro dei sogni che nasconde la pulsione territoriale che Trump interpreta molto bene con questa sua foga neo imperialista. Tutto finirà con l’allargamento della base americana in Groenlandia e il posizionamento nordamericano per il dominio sull’artico in funzione anti russa e anti cinese.
Dunque l’accordo sui dazi è solo un tassello del puzzle geopolitico trumpiano?
Certamente, e aggiungo che deve essere visto in contrasto con la questione ucraina, dove di fatto ci si prepara a ridare il gas russo alla Germania. L’obiettivo finale è questo, altrimenti se la Germania non produce come si fa la reindustrializzazione degli Stati Uniti? Dopo la follia della transizione Green l’unica filiera industriale ancora viva è quella tedesca, il resto sono briciole. In tutto ciò rimangono al 50% i dazi su acciaio e alluminico ( vedi la morte dell’Ilva) che sono ciò che permetterebbero a Italia e Europa di contribuire alla ricostruzione dell’Ucraina e del Medio Oriente.
Meloni e altri, come Merz, tentano di salvare il salvabile: crede alle loro parole?
È tutto un gioco delle parti. Dovrebbero dire la verità ma raccontano delle favole. D’altronde, la funzione della politica è di illudere il mondo con delle favole. Ma il futuro sarà di una depressione cosmica. L’industria italiana è finita perché se muore l’Ilva muore l’Italia. Rimarranno le Pmi che dovranno trovare un sistema di accordi con le grandi imprese europee e americane ma l’Italia industriale si avvia a ridefinire il suo volto che sarà fatto appunto di Pmi e imprese artigianali.
C’è chi dice che ci sarebbe dovuto essere Draghi a trattare con Trump al posto di von der Leyen…
Draghi ha scritto un ottimo documento, ma l’Ue ha fatto tutto il contrario del documento che gli ha fatto scrivere. Se la stessa Ue l’ha tolto di mezzo, come si può pensare che sarebbe stato eletto presidente della Commissione per poi trattare con Trump?
Dopo la fine del mandato Trump vede possibile un riavvicinamento tra Usa e Ue?
Certamente in futuro le cose potranno cambiare anche perché non si può fare a meno della Nato e dell’industria europea. Avremo un futuro di guerra che andrà ben oltre l’Ucraina e investirà i Paesi baltici e la Polonia visto che il problema del futuro è chi dominerà l’Artico. E in questo i russi sono preparatissimi. L’Europa dunque sarà ancora fondamentale, ma di certo completamente subalterna.