PHOTO
«L'Italia e l'Europa adesso devono sedersi, devono valutare, lavorare per definire tutti i dettagli, continuare a lavorare per ottenere un accordo che sia il migliore possibile, poi sedersi e interrogarsi su come si faccia a sostenere eventuali settori che dovrebbero essere particolarmente colpiti, questo a livello nazionale. Credo che anche il livello europeo sia importante, non tanto e non solo in termini di aiuti verso quei settori che possono avere maggiori difficoltà, ma anche rispetto a quello che noi possiamo fare per noi stessi: il tema delle semplificazioni, del mercato unico». Lo dice la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, parlando con i cronisti prima del vertice Onu sui Sistemi alimentari a Addis Abeba, a proposito dell'accordo sui dazi tra Usa e Ue.
«Insomma c'è tutto un lavoro su cui l'Unione europea non può più perdere tempo, bisogna accelerare e cercare di compensare quelli che possono essere i possibili limiti», conclude la premier.
L’accordo è stato siglato dopo un incontro durato meno di un'ora, partito con un Donald Trump accigliato e una Ursula von der Leyen dal volto poche volte così tirato. E si è chiusa con la conferma della tariffa base che, nei giorni scorsi, era stata concordata dagli sherpa: il 15%. La presidente della Commissione è volata al resort Trump Turnberry accompagnata dal caponegoziatore Maros Sefcovic e dal team tecnico che per lunghi mesi ha provato ad ammorbidire le posizioni americane.
L’accordo è stato comunicato da Trump e von der Leyen solo al pool di giornalisti al seguito del primo. «L'Ue effettuerà 600 miliardi di investimenti negli Usa e ci acquisterà 750 miliardi di energia», ha esultato il tycoon che, prima dell'incontro, si era prodotto nell'ennesimo attacco all'Europa sul terreno preferito: l'immigrazione e il Green Deal. Washington ha ottenuto che il settore farmaceutico sia fuori dall'accordo e, di fatto, ha ottenuto quel riequilibrio delle relazioni commerciali che ha chiesto con veemenza sin dall'inizio del suo mandato. «Voglio ringraziare personalmente Trump, è un grande negoziatore ma anche un dealmaker», gli ha concesso von der Leyen. «Ursula ha fatto un grande lavoro per l'Ue, non per noi», era stata la provocazione di Trump nelle prime battute del vertice.
Ora Ue e Usa lavorano a «un sistema di contingenti tariffari» su acciaio e alluminio «basato sui flussi commerciali storici, accompagnato da una politica comune per gestire le importazioni extra Ue e Usa». Lo si apprende a Bruxelles dopo l'accordo sui dazi che per i metalli industriali prevede tariffe del 50%. Bruxelles e Washington hanno discusso «un'unione dell'acciaio e dei metalli, che riflette un'intesa comune», nella quale si riconosce che «la vera sfida è la sovraccapacità a livello globale»: «Vi è stato un ampio consenso sulla necessità di collaborare come alleati» e «coordinarsi contro la concorrenza sleale di Paesi terzi».
Parigi parla di un accordo che garantirà una stabilità temporanea, ma è «sbilanciato» mentre per il premier ungherese Viktor Orban «Trump si è mangiato von der Leyen per colazione».