Poco meno di venti minuti, giusto il tempo per gestire le formalità. «Mi sono avvalso della facoltà di non rispondere», ha detto lo stesso stesso Massimiliano Santini, colui che secondo la procura di Pesaro è uno dei cardini dell’inchiesta sugli affidi facili a due associazioni no-profit tra il 2020 e il 2024, a dirlo ai giornalisti all’uscita del tribunale, a parlare con i giornalisti poco dopo l’interrogatorio.

Secondo i pm, sarebbe stato proprio il braccio destro dell’ex primo cittadini Matteo Ricci, oggi candidato per il centrosinistra alla guida delle Marche, il tramite tra soldi pubblici, poco meno di 510 mila, e le associazioni Stella Maris e Opera Maestra, presiedute da Stefano Esposto (anche lui in silenzio davanti agli inquirenti.).

La procura sospetta anche che Santini abbia ricevuto 106 mila euro in denaro per i suoi interventi («è una ricostruzione fatta dalla procura», ha sottolineato), tant’è che gli inquirenti ipotizzano per lui i reati di corruzione, turbativa d’asta, induzione indebita, peculato e falso. «Non ho sentito Ricci - ha aggiunto Salini - Ognuno è libero di fare dichiarazioni, in questo momento, invece, io non ne voglio rilasciare a tutela della mia persona. Aspettiamo il corso delle indagini».

Accusato di essere, nel suo ruolo di membro dello staff del sindaco, un “pubblico ufficiale di fatto”, Santini ha osservato che si tratta di «una parola un po’ strana, mai sentita» per poi garantire che «nel momento opportuno avrò la possibilità e il dovere di rispondere alle domande e così da poter raccontare quella che è stata la mia esperienza». Salini ha anche ribadito di avere «fiducia nella magistratura, ma anche rispetto del lavoro della procura» mentre per l’avvocata Paola Righetti «questo è sicuramente il momento di tacere, perché non abbiamo piena conoscenza degli atti di indagine».

Mercoledì sarà invece la volta dello stesso Ricci, che più volte ha spiegato di voler «chiarire tutto» davanti ai pm. Difficilmente dunque l’ex sindaco percorrerà la stessa strada di Salini.

Intanto il Pd ribadisce il sostegno al suo candidato, per bocca del tesoriere Michele Fina. Matteo Ricci «è il nostro candidato e siamo convinti che alla fine la coalizione resterà unita», ha spiegato. Alla domanda se Ricci resterà il candidato nelle Marche anche nel caso in cui venisse a mancare l’appoggio dal M5S ha poi risposto che «naturalmente Ricci sta affrontando, anche dal punto di vista personale, perché la situazione non è semplice, un tornante complicato, però si sta battendo con tanto coraggio e tra l’altro sta raccogliendo anche un sostegno, una solidarietà maggiore di quello che potevamo registrare, quindi siamo fiduciosi».

Una non risposta dunque che lascia trapelare come al Nazareno non si fidino del tutto della prudenza di Giuseppe Conte, il quale ha parlato della necessità di non ripetere «una nuova Bibbiano» e di verificare se si stia parlando di errori ed eventuali reati legati all’amministrazione o se c’è in ballo una «questione morale» fondmanetale per il M5S.

Ricci nel frattempo ha lanciato la palla in tribuna, commentando la questione dazi prima di chiudersi nel suo ufficio per preparare l’interrogatorio assieme ai suoi avvocati.

«La notizia sui dazi è un fulmine che si abbatte sulle imprese marchigiane ed italiane, già gravemente danneggiate in questi mesi dall’incertezza che ha fermato o indebolito i mercati - ha spiegato l’ex sindaco - Non è un accordo, ma una sconfitta per l’Europa e per l’Italia, che si dimostrano dei governi deboli nei confronti degli Stati Uniti:è un danno insostenibile per le nostre imprese e serve un piano strategico subito, che aiuti le imprese ad aprirsi su nuovi mercati perché c’è in gioco il futuro economico delle Marche e di tutta l’Italia».