La senatrice di Iv in Senato Lella Paita spiega che «un avviso di garanzia non è una condanna» e per questo sia Ricci nelle Marche che Sala a Milano «devono andare avanti». E sui dubbi M5S è netta: «Non credo che Conte voglia prendersi la responsabilità di regalare altri cinque anni a Giorgia Meloni e consegnare il Quirinale alla destra…».

Senatrice Paita, Ricci ieri ha raccontato la sua verità ai pm di Pesaro, dopo che Conte aveva ' minacciato' il ritiro del sostegno alla candidatura in caso si fosse avvalso della facoltà di non rispondere: che idea si è fatta della vicenda?

La nostra stella polare è il garantismo con tutti, sia con i compagni di partito che con gli avversari. Soprattutto con gli avversari. Questo significa essere veramente garantisti. Si può riformare la giustizia in ogni modo ma se non si riforma un certo modo di pensare della politica che va avanti da Mani Pulite ad oggi, non si va da nessuna parte. Un avviso di garanzia non è una condanna. Dopodiché le inchieste le fanno i magistrati e gli eventuali processi si svolgono in tribunale. Si commentano le sentenze non le indagini.

Ricci nelle Marche è sostenuto da un campo “larghissimo”, compresa Iv: quindi continuerete a sostenerlo in campagna elettorale a prescindere dal proseguo dell’inchiesta?

Conosco Matteo Ricci da anni, è una persona perbene, un bravo amministratore, come ha dimostrato a Pesaro. Sono certa che farà un buon lavoro anche nelle Marche. Alle prossime regionali il centrosinistra vincerà. Si possono portare a casa quattro regioni su cinque senza difficoltà, se si resta uniti. Non è il tempo delle polemiche ma dei programmi, delle idee, delle proposte per i territori. Nelle Marche Acquaroli e la destra hanno governato male e noi abbiamo pronta l’alternativa. Ricci ha tutto per vincere, bisogna lasciare esprimere gli elettori.

Tuttavia Conte sembra voler tenere la coalizione sulla graticola, nelle Marche così come in Campania con la vicenda De Luca- Fico, e persino in Toscana e in Puglia: tutto normale?

Noi seguiamo lo schema proposto da Elly Schlein: non mettiamo veti e non ne accettiamo, si va avanti insieme per costruire una alternativa al governo Meloni e alla destra. Il modello deve essere quello del comune di Genova: un candidato credibile , una coalizione unita con una forte e riconoscibile componente riformista.

Quanto a Conte, pur se nelle differenze, se vogliamo mandare a casa il governo peggiore della storia occorre correre uniti Altra inchiesta è quella di Milano, che coinvolge il primo cittadino Beppe Sala: come si muoverà Iv rispetto alla vicenda e alle prossime elezioni a Milano?

Anche su Milano restiamo garantisti, la giustizia farà il suo corso e Beppe Sala deve continuare il suo lavoro. Dell’attuale amministrazione abbiamo criticato alcune scelte, altre le abbiamo apprezzate e sostenute. Di certo, però, non si può condannare un modello e una gestione che hanno portato Milano ad essere l’unica città veramente europea che abbiamo in Italia.

A proposito dei casi Ricci, Sala e nel recente passato anche il caso Toti che ha investito la sua Liguria, si parla molto di garantismo e giustizialismo: è d’accordo con il “patto repubblicano” in base al quale nessun indagato si dimette, e nessuno ne chiede le dimissioni?

È una proposta lanciata da Matteo Renzi che qualcuno ho visto ha ripreso. È un principio di civiltà, in linea con la nostra Costituzione. Ho provato sulla mia pelle cosa voglia dire finire nel tritacarne mediatico- giudiziario. Sono stata indagata, processata, assolta con formula piena, ma nel frattempo ho perso le elezioni regionali in Liguria contro Toti. Ricordo benissimo quanti esponenti del centrodestra hanno chiesto le mie dimissioni. Quello che non ho mai fatto negli ultimi anni con lo stesso Toti, quando è scoppiato il suo caso giudiziario.

Noi di Italia viva eravamo l’unica forza politica a dire che Toti non doveva dimettersi per le indagini ma per come ha governato la Liguria. E quando dico l’unica, è perché anche molti presunti garantisti erano in piazza quel giorno. Detto questo mi pare che, dalle parti della destra e non solo della sinistra, sul garantismo ci sia ancora molto da lavorare. Non ho ancora sentito nessuno chiedere scusa per degli attacchi violenti a Matteo Renzi, per inchieste tutte finite nel nulla. Di Meloni abbiamo negli occhi la sua immagine sotto il cartello di Bibbiano. Mi permetta di avere qualche dubbio sul fatto che Fratelli d’Italia possa sottoscrivere un “patto repubblicano”.