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Milano, Incidente Probatorio in Questura per il caso dell’omicidio di Chiara Poggi Garlasco
Proprio nei giorni in cui ovunque impazzava la vicenda del delitto di Garlasco, con copertura mediatica davvero impressionante, nel silenzio quasi generale lo scorso 28 maggio veniva pubblicato “La Battitura, strage in carcere”.
Si tratta di un podcast in sei episodi del Tg1 per RaiPlay Sound scritto e condotto da due valenti giornalisti, Perla Di Poppa e Alessio Zucchini. La vicenda racconta della più grave strage in carcere dell’età repubblicana, avvenuta nel penitenziario di Modena in seguito a una rivolta scoppiata nel marzo 2020. Detonatore della rivolta fu il mix dei primi contagi da covid in carcere e le conseguenti restrizioni a visite e permessi. Tredici detenuti, tredici persone affidate allo Stato persero la vita.
Di fronte alla semi clandestinità in cui è stata relegata la vicenda, sembra irreale sentire ovunque e da chiunque pronunciare frasi come «è meglio un colpevole libero piuttosto che un innocente in carcere» o l’evocazione della condanna solo “al di là di ogni ragionevole dubbio”. Neanche un briciolo dell’amore per la giustizia di cui da settimane sentiamo gli effluvi tra una pausa per gli acquisti e l’altra riesce a uscire dagli studi televisivi per dedicarsi ai luoghi in cui si svolgono gli esiti di quella giustizia: le carceri.
Come dicono gli autori del podcast, di tutto quello che accade in carcere non interessa a nessuno, mentre sulla vicenda di Garlasco assistiamo al trionfo di quella cosa che Kundera definiva kitsch, la volontà dell’uomo di rendere ideale ciò che invece è reale, specchiandosi compiaciuto di questo abbellimento.
Il carcere, forse la sua promiscuità, è evidentemente qualcosa che non si è ancora riusciti a idealizzare, qualcosa che resta il male o, come avrebbe detto Kundera, la merda, la negazione del kitsch e di ogni mondo ideale. Ci piacciano o meno i plastici di casa Poggi e i personaggi dei talk show, dobbiamo accettare che questa oggi è l’informazione, qualcosa che vive per compiacere i suoi fruitori, per farli sentire migliori, aspiranti costruttori di un mondo migliore. Godiamoci questa informazione che, da contro canto ai potenti, è diventata essa stessa un potere, gigioneggia tra il circense e l’impegno sociale e realizza fatturati da big pharma.