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AVVOCATI
Ripugna il video, pubblicato dall’Associazione nazionale magistrati sui propri social, in cui è fatta intendere – mediante l’incompleta messa in onda del giornalista Felice Cavallaro – una correlazione tra l’omicidio, nel 1980, del procuratore di Palermo, Gaetano Costa, e un presunto patto con – non meglio precisati – “avvocati dei mafiosi”. L’Unione Camere penali ha immediatamente ed efficacemente bollato questa rappresentazione come un’odiosa equiparazione tra delitto e avvocato, che pesantemente infama e denigra la funzione difensiva.
Eppure, come la sottosezione distrettuale Anm di Cosenza ricorderà, il 6 dicembre dello scorso anno la stessa rappresentanza territoriale della magistratura associata ha chiesto ospitalità proprio all’Avvocatura – al Coa di Cosenza – nel luogo tra i più rappresentativi dell’Avvocatura cittadina, la Biblioteca del Consiglio dell’Ordine di Cosenza, per ivi presentare la mostra organizzata dalla stessa Anm sulle vittime della mafia.
Nella circostanza, è scaturita una sinergia istituzionale tra la toga della Magistratura e la toga dell’Avvocatura, che ha consentito di “rispolverare” quel concetto di “Toga uguale per tutti nelle aule, perché riduce chi la indossa ad essere a difesa del diritto, senza distinzione di posizione nell’aula” (Luigi Gullo). L’attacco rivolto da Anm a quella Toga è gratuito, eccentrico, ingiustificabile; è la conseguenza di un evidente “colpo di sole”, dal quale dovrebbero prendere le distanze le varie sezioni e sottosezioni distrettuali della stessa Associazione nazionale magistrati e, ancor più, tutta la Magistratura, requirente e giudicante.
IL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA CAMERA PENALE DI COSENZA
Alessandra Adamo, Valentina Spizzirri, Francesco Chiaia, Fabrizio Loizzo, Giuseppe Manna, Angelo Nicotera, Guido Siciliano, Francesco Santelli, Roberto Le Pera.