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CARCERE
Tre detenuti si sono tolti la vita nelle ultime ore in altrettanti istituti penitenziari italiani, portando a 38 il numero dei suicidi in carcere dall’inizio del 2025. I casi si sono verificati a Santa Maria Capua Vetere (nella sezione psichiatrica), a Sassari, dove si ipotizza un’overdose, e a Campobasso, dove un uomo è stato trovato impiccato in cella.
A denunciare la situazione è Aldo Di Giacomo, segretario del sindacato di polizia penitenziaria S.PP, che sottolinea come i soggetti più vulnerabili siano malati psichici, tossicodipendenti ed extracomunitari. Solo in Campania, specifica Di Giacomo, i suicidi in cella sono già cinque: due a Poggioreale, uno a Secondigliano, uno nella Rems di San Nicola Baronia e l’ultimo a Santa Maria Capua Vetere.
«La situazione è drammatica e viene sottovalutata da anni», denuncia Di Giacomo. «Un terzo dei detenuti soffre di patologie psichiche e un altro terzo è tossicodipendente o ha fatto uso di sostanze. Ma le risorse sanitarie e il personale medico sono insufficienti».
Il sindacalista evidenzia anche la fuga di medici e operatori sanitari: «Sono vittime di aggressioni continue, non tutelati, e scelgono di andare via. Il sistema è al collasso».
Il sovraffollamento, aggiunge, è un’aggravante: «Con un costo giornaliero per detenuto che sfiora i 150 euro, lo Stato non garantisce un’assistenza minima». E accusa il ministro della Giustizia Carlo Nordio di oscillare tra proposte inattuabili e assenza di soluzioni strutturali: «Prima le ex caserme, poi le celle container, oggi l’impossibilità di costruire nuovi istituti. Ma servono interventi urgenti sull’edilizia penitenziaria e nuove assunzioni, altrimenti i suicidi continueranno».