Detenuti in aumento, carceri minorili più affollate, condizioni di vita peggiorate. Crescono proteste, suicidi e denunce per trattamenti inumani. A raccontarlo è il nuovo r apporto di metà anno di Antigone , “L'emergenza è adesso”, che si apre con la voce di una madre: «Mio figlio è in carcere da tre settimane, ha disturba psichici. Può uscire in cortile solo due ore a settimana e la sua salute peggiora. Ha solo 22 anni». È una delle tante testimonianze raccolte durante le 86 visite compiute nell'ultimo anno. Il titolo parla chiaro: il sistema penitenziario è al collasso, tra sovraffollamento, degrado crescente e un numero di suicidi che resta altissimo.

A fine giugno 2025 i detenuti erano 62.728 , a fronte di una capienza di 51.276 posti, che scende a 46.717 per inagibilità o lavori. Il tasso di sovraffollamento è del 134,3% : circa 16mila persone senza letto regolare. «Sono 62 gli istituti sopra il 150% di affollamento, 8 superano il 190%», si legge nel rapporto. I casi peggiori: San Vittore femminile (236%), Foggia (214%), San Vittore maschile (213%) . Solo 31 istituti su 190 sono sotto la soglia. Ma dietro i numeri ci sono le vite: «Siamo in celle da sei, con uno o due ventilatori. Non si respira. Negli uffici ci sono i pinguini, nelle sezioni il caldo è asfissiante», racconta un operatore.

Il dramma delle carceri minorili

Il sistema penitenziario minorile vive una crisi senza precedenti. Al 15 giugno 2025 sono 586 i giovani detenuti nei 17 Istituti Penali per Minorenni d'Italia , un aumento del 50% rispetto ai 392 dell'ottobre 2022, quando si insediò l'attuale governo. Per la prima volta nella storia, 8 istituti su 17 soffrono di sovraffollamento. Le condizioni sono drammatiche: «Abbiamo trovato materassi a terra, condizioni igieniche estremamente degradate, celle chiuse quasi l'intera giornata e assenza di attività significative, perfino quelle scolastiche», denuncia Antigone. Spesso non vengono garantite nemmeno le ore d'aria previste dalla legge, mentre è molto elevato l'utilizzo di psicofarmaci. Dei 586 giovani detenuti, 355 (oltre il 60%) sono minorenni , percentuale che in passato era invertitita prima del decreto Caivano. Tra questi, 53 sono infraquindicenni e 302 hanno tra i 16 ei 17 anni. Il 63,5% delle presenze riguarda persone senza sentenza definitiva, quindi presunte innocenti. Tale percentuale vendita quasi all'80% considerando i soli minorenni. I detenuti stranieri sono 275, il 46,9% del totale, di cui il 76% proviene dal Nordafrica ed è costituito sostanzialmente da minori non accompagnati. La crescita si è registrata soprattutto dopo l'entrata in vigore del decreto Caivano nel settembre 2023, che ha allargato la custodia cautelare per i minorenni e ristretto l'accesso alle alternative al carcere. Preoccupante anche il dato sui trasferimenti: nella prima metà del 2025 sono stati 91 i ragazzi trasferiti a strutture per adulti al compimento della maggiore età , quasi il doppio rispetto al periodo pre-Caivano, interrompendo così il percorso educativo.

Il caldo che uccide

L'estate 2025 sta mettendo a durissima prova il sistema penitenziario italiano. Le temperature all'interno delle celle raggiungono i 37 gradi nei piani più alti di San Vittore , mentre i ventilatori – quando ci sono – costano 30 euro l'uno, una cifra spesso fuori portata per chi non ha mezzi propri. «Per il caldo torrido siamo costretti a buttare ogni giorno alimenti che non riusciamo a consumare, rischiando tutti i giorni un'intossicazione alimentare», racconta un detenuto. La situazione è talmente critica che anche il personale penitenziario ne risente: «Le operatrici dello sportello sono dovuti uscire dalla stanza dei colloqui perché non riuscivano a respirare», si legge nel rapporto. E quando l'acqua corrente è disponibile solo in alcune ore del giorno, la disperazione porta a gesti estremi: «Un detenuto ha dovuto tagliare i fili della Tv per attaccarli al ventilatore».

Il problema dello spazio vitale rimane critico: nel 35,3% degli istituti visitati da Antigone ci sono celle che non garantiscono i 3 metri quadri a persona previsti dalle normative europee. Una percentuale in aumento rispetto al 28,3% dell'anno precedente. «Non è questo il modo in cui la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo calcola lo spazio disponibile nelle celle», sottolinea il rapporto, spiegando che l'amministrazione penitenziaria usa criteri di calcolo diversi da quelli dei tribunali italiani ed europei. Il risultato è che migliaia di persone vivono in spazi inadeguati, spesso senza docce nelle celle, senza acqua calda e con servizi igienici al di sotto degli standard minimi.

Il dramma dei suicidi e la repressione

Dall'inizio del 2025 al 25 luglio sono 45 le persone che si sono tolte la vita in carcere . Tra le vittime, due donne, 22 stranieri (quasi la metà), il più giovane aveva 20 anni . «Molti suicidi sono avvenuti nelle fasi delicate dell'ingresso e del fine pena», osserva Antigone. «17 persone si sono tolte la vita dopo una breve permanenza in carcere, 5 erano detenute da pochi giorni». Gli atti di autolesionismo sono cresciuti a 22,3 ogni 100 detenuti (contro i 17,4 dell'anno precedente), i tentati suicidi da 2,3 a 3,2 ogni 100 detenuti. La disperazione trova sfogo nelle proteste, che continua nonostante l'introduzione del nuovo reato di «rivolta penitenziaria» (fino a 8 anni di reclusione). «La minaccia di sanzioni non ha avuto effetto deterrente», nota il rapporto, «confermando che l'inasprimento delle pene non riduce i reati». Le rivolte del 2025 vanno da quella di Genova Marassi, dove un centinaio di detenuti ha protestato per difendere un compagno seviziato, a quelle di Spoleto, Terni, Brissogne, Como, Prato, Rieti e Rebibbia.

Politiche governative fallimentari

Antigone è durissima: «L'attuale governo è privo di strategie efficaci per affrontare i problemi delle carceri». Il «decreto Carceri» del luglio 2024 è fallito: invece di diminuire, le protezioni sono aumentati di 1.248 unità in un anno , mentre l'elenco delle strutture per il reinserimento sociale non è mai stato adottato.

Anche la promessa di costruire nuove carceri si rivela illusoria: la capienza ufficiale è cresciuta di soli 42 posti in un anno , mentre quelli effettivamente disponibili sono diminuiti di 394 unità per inagibilità . I numeri certificano il fallimento: secondo il Cnel, il tasso di recidiva è al 68,7%, ma può scendere al 2% per chi ha avuto opportunità di inserimento professionale. Al 31 dicembre 2021, solo il 38% dei detenuti era alla prima esperienza, il 62% era già stato incarcerato almeno una volta. Anche il personale penitenziario vive una crisi : manca l'8,7% degli agenti previsti, con un rapporto di 2 detenuti per ogni agente, contro l'1,5 teorico. Gli educatori sono 935 contro i 1.040 necessari, con una media di 66,7 detenuti per operatore.

Una spirale senza fine

Il rapporto Antigone documenta come il governo ha risposto alle emergenze sociali con una strategia meramente repressiva, introducendo 14 nuovi reati e inasprendo le pene esistenti. Dal decreto Rave al decreto Caivano, dal decreto Sicurezza alle nuove norme sui reati contro gli animali, l'approccio è sempre lo stesso: più carcere per tutti. «Il sovraffollamento è conseguenza diretta degli interventi repressivi del governo», denuncia l'associazione. Un circolo vizioso che alimenta sé stesso: più repressione significa più detenuti, più detenuti significano condizioni peggiori, condizioni peggiori generano più violenza e proteste, che vengono represse con nuovo carcere. Le misure alternative, che coinvolgono oltre 100mila persone, dimostrano che esistono alternative credibili. Ma servono investimenti e volontà politica per svilupparle. L'emergenza non è più rimandabile: le carceri del nostro Paese hanno bisogno di una riforma che rimetta al centro la dignità umana e la funzione rieducativa della pena.