Rebibbia, 7 settembre 2025 250° giorno di carcere

Sabato mattina eravamo ancora sotto l’impressione del suicidio di Daniela Zucconelli a Rebibbia femminile, quando si è diffusa la notizia che Flavio Evangelista ( inutile nascondere i cognomi, ormai) si era tolto la vita al braccio G12 di Rebibbia Nuovo Complesso.

Vi ricordate di Flavio?

Nel Diario di Cella 14 vi avevamo raccontato la storia del suo tentato suicidio, avvenuto l’ 8 luglio al nostro braccio G8. Era stato salvato per miracolo dai suoi compagni di cella e da altre persone detenute e poi ricoverato nella terapia intensiva di un ospedale esterno al carcere. 35 anni, malato di cancro al terzo stadio, con diverse metastasi, aveva compiuto quel gesto estremo anche perché non riceveva nessuna terapia da 3 mesi e mezzo.

Dopo il ricovero in ospedale era stato riportato, come se nulla fosse, al nostro braccio, per poi essere trasferito in una cella con 6 persone al braccio G12. Erano riprese le terapie? Era tenuto sotto sorveglianza a vista dopo il suo gesto estremo?

Non lo sappiamo, ma sappiamo che Flavio, oltre a essere ammalato, era un tossicodipendente grave, che aveva commesso i suoi reati proprio per questa dipendenza. Quindi non sarebbe dovuto stare in carcere, ma ai domiciliari o ricoverato in una comunità terapeutica.

Sta di fatto che sabato mattina, quando i suoi compagni erano usciti dalla cella per andare all’aria, Flavio ha avuto il tempo di preparare un altro cappio con le lenzuola per appendersi alle sbarre della finestra. Questa volta il suo gesto gli è stato fatale e non è bastato il trasporto in ospedale per salvarlo.

Un’altra morte annunciata, una morte che si poteva evitare.

No, signor ministro Nordio, non è bastata una cella affollata per impedirgli il suicidio – come lei aveva ipotizzato in una sua agghiacciante battuta, in cui ha sostenuto che il sovraffollamento aiutava le persone detenute a vigilare le une sulle altre. Non si è riusciti a trasferirlo in una comunità terapeutica – dove Lei, signor Ministro, immagina di portare migliaia di persone detenute tossicodipendenti, come ha promesso nel Consiglio dei ministri del 22 luglio scorso. Non è stato mandato neanche agli arresti domiciliari, dove era già stato nel corso della sua detenzione, perché non si è trovato nessun domicilio dove potesse stare, visto che non aveva una famiglia che lo accogliesse.

Agli atti del nostro ufficio di scrivano, rimangono le sue reiterate richieste di essere trasferito in un carcere del Molise, per rimanere più vicino ad una delle sue due figlie di 9 e 18 anni. Neanche questo è stato possibile, probabilmente perché anche in quegli istituti non c’è nessun posto libero.

Signor Ministro, con Daniela e Flavio, siamo arrivati a 60 suicidi dall’inizio dell’anno. Morti assurde, che si sarebbero potute evitare se i nostri istituti di pena non fossero al collasso, in un inverosimile sovraffollamento, senza personale per la vigilanza e il trattamento, senza prospettive di riforma e senza speranza.

Signor Ministro, lei continua a pensare che il nostro Stato “perderà la faccia” se sarà approvato un provvedimento finalizzato a ridurre il sovraffollamento carcerario? Non le sfiora l’idea che il nostro Stato la sua credibilità l’abbia già persa, assistendo inerte a queste morti assurde?