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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio nell’aula del Senato in occasione del voto finale sul ddl costituzionale in materia di ordinamento giurisdizionale e istituzione della Corte disciplinare, Roma, Martedì 22 Luglio 2025 (Foto Roberto Monaldo / LaPresse) Minister of Justice Carlo Nordio in the Senate during the final vote on the constitutional bill relating to the judiciary system and the establishment of the Disciplinary Court, Rome, Tuesday, July 22, 2025 (Photo by Roberto Monaldo / LaPresse)
I suicidi in carcere e il sovraffollamento dei penitenziari «sono due problemi gravi, ma non connessi tra loro». A dirlo è il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in un’intervista al Messaggero, dopo la morte di un 17enne tunisino nel Cpa di Treviso.
«La situazione delle carceri italiane è quella sedimentatasi nei decenni precedenti, alla quale stiamo ponendo rimedio con grande determinazione», ha affermato il Guardasigilli. «Ma il doloroso episodio di Treviso non è connesso al sovraffollamento del carcere o alle sue condizioni».
«Responsabilità morale di chi li fa arrivare»
Nordio ha assicurato che, nel caso del ragazzo, «è stato fatto tutto quanto era necessario per salvarlo». Poi ha puntato il dito contro le responsabilità esterne: «Dobbiamo piuttosto domandarci come sia possibile che un minore sia arrivato a vivere in quel modo, tra fragilità, violenza e illegalità. Chi ha fatto arrivare in Italia questi ragazzi, e comunque chi non se ne prende cura, ha secondo me l’intera responsabilità morale di queste tragedie».
«Inutile negarlo: il suicidio è impossibile da prevenire sempre»
Il ministro ha ribadito che la magistratura ha avviato gli accertamenti sul caso. «Dai miei approfondimenti risulta che l’intervento sia stato tempestivo e che ogni sforzo sia stato fatto per salvargli la vita», ha detto.
Infine, una riflessione amara: «Mi lasci dire, a costo di essere politicamente scorretto, che se una persona intende suicidarsi, in carcere o fuori, non c’è modo di impedirlo».