Nel giorno in cui il tema delle carceri torna al centro del dibattito politico, la proposta di Ignazio La Russa di un “mini indulto natalizio” per i detenuti a fine pena accende scontro e reazioni. Il presidente del Senato, intervenuto alla presentazione di un libro dedicato alla realtà penitenziaria, aveva sollecitato il governo a valutare un decreto che permettesse ai reclusi prossimi alla scarcerazione di trascorrere il Natale a casa. Una proposta definita come un «po' di respiro» in un sistema piagato dal sovraffollamento. Ma Palazzo Chigi ha subito raffreddato gli entusiasmi, chiudendo la porta all’ipotesi prima ancora che potesse entrare nell’agenda politica.

Rispondendo ai cronisti, La Russa ha ribadito il suo punto: «Consentiamo a chi ha quasi scontato la pena di tornare a casa per Natale. Capisco chi teme un incentivo ai reati, non ne condivido la logica, ma credo sia giusto proporlo». Una linea che conferma la sensibilità del senatore sul tema penitenziario, ma che non trova sponde nel governo.

Mantovano frena: «Noi puntiamo a più posti, non a indulti»

A stoppare la proposta è il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, che rimarca l’orientamento dell’esecutivo. Il governo intende creare nuovi posti detentivi per colmare il divario tra i 53.000 disponibili e i quasi 64.000 detenuti. L’obiettivo è superare il sovraffollamento entro due anni. Servono miglioramenti nei percorsi di recupero, soprattutto per le dipendenze, dove i tempi di accesso ai programmi sono «troppo lunghi». Il messaggio è chiaro: nessuna misura clemenziale, ma un piano strutturale di ampliamento e riorganizzazione.

Le opposizioni: «Promesse a vuoto e nessuna riforma»

Il “no” del governo diventa immediatamente terreno di attacco. La responsabile giustizia Debora Serracchiani parla di «tre anni di promesse, decreti inutili e nessuna riforma concreta. Dove sono le misure per garantire le cure in comunità ai detenuti con dipendenze?». E ricorda i numeri drammatici della magistratura di sorveglianza: 233 magistrati, 64.000 detenuti, circa 190 istituti. Una sproporzione che paralizza il sistema.

Durissimo Riccardo Magi: «Altro che regalo di Natale: è un pacco. Il ministro Nordio ignora da mesi le proposte sull’emergenza carceraria: numero chiuso, liberazione anticipata speciale, case di reinserimento». E conclude ironico: «Forse La Russa pensa che a Natale siamo tutti più buoni… e anche più fessi». La proposta di La Russa, benché simbolica, ha evidenziato la frattura tra sensibilità politiche. Da un lato una visione più umanitaria, che vede nel periodo natalizio un’occasione di umanizzazione della pena. Dall’altro un approccio governativo che esclude interventi straordinari e punta solo ad ampliamenti strutturali. Il risultato immediato è che nessun mini indulto verrà preso in considerazione, mentre resta esplosiva l’emergenza del sovraffollamento, con i suicidi in carcere in aumento e gli istituti allo stremo.