Siamo al crocevia. E anche ai bilanci. Certamente è così per Carlo Foglieni che, con la giornata di oggi, conclusiva del Congresso Aiga in corso a Bergamo, completerà anche il proprio percorso di presidente. Può dire, Foglieni, che ha chiuso ieri il # day2 dell’assise in contraddittorio con il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto, di aver guidato la giovane avvocatura in una fase intensa, culminata con la partecipazione ai tavoli del Cnf da cui è nata la proposta di riforma dell’ordinamento forense. Il vertice uscente dell’associazione ha provato a riassumere così il proprimo biennio: «È stata un’esperienza che ci ha visti in giro per l’Italia a rappresentare le esigenze dei giovani avvocati, abbiamo contato 200mila chilometri, in ogni regione del Paese. Ci siamo impegnati nell’offrire un contributo istituzionale, grazie a una costante interlocuzione con Cnf e Cassa forense, e continueremo a farlo. Rafforzeremo ancora la nostra identità di voce unitaria e autorevole dell’avvocatura giovane, capace di incidere nel dibattito politico».

Si diceva della legge che dovrà riformare l’ordinamento della professione. Ieri ne ha parlato anche il presidente del Senato Ignazio La Russa: «Dobbiamo aspettare che la Camera esaurisca questa fase complessa ma ragionevolmente non tale da superare qualche mese, per poi avere il ddl a Palazzo Madama. È vero che il nostro sistema è bicamerale, ma negli ultimi anni i cambiamenti ai testi originari avvengono in prima lettura: in seconda lettura, nell’ 80% dei casi, ci si limita a verificare che non ci siano storture grossolane o che non ci siano cambiamenti di linea nel caso in cui sia stato il governo a proporlo», ha chiarito la seconda carica dello Stato a proposito della legge delega. E di avvocatura, nel complesso, ha parlato anche la vicepresidente dem di Palazzo Madama Anna Rossomando: «Non si può parlare di futuro della professione senza ascoltare la giovane avvocatura, che conosce il peso delle difficoltà quotidiane, dalla precarietà dei compensi alla monocommittenza mascherata e alla difficoltà di conciliazione tra tempi di vita e lavoro». Rossomando ha ricordato il proprio emendamento alla Manovra sul patrocinio a spese dello Stato, «in particolare sull’estensione del beneficio alla negoziazione assistita in materia di famiglia, che era stata impropriamente esclusa».

Ma naturalmente, pur in una cornice in cui l’attenzione dei delegati Aiga accorsi a Bergamo è rivolta innanzitutto al futuro del mondo forense, la massima intensità del dibattito si è raggiunta sulla separazione delle carriere, prima con il confronto fra la vicepresidente del Cnf Patrizia Corona e il numero uno dell’Anm Cesare Parodi e poi con il gran finale del viceministro Sisto. «Le statistiche sull’esito dei giudizi mostrano

un numero significativo di assoluzioni in sede di dibattimento», ha fatto notare Corona, «e questo dato, di per sé, pone seri interrogativi sull’effettivo funzionamento del sistema. Mancano invece dati strutturati sui rapporti tra pubblico ministero e giudice per le indagini preliminari, proprio nella fase più delicata, quella della ricerca della prova: si pensi, ad esempio, alle richieste di autorizzazione alle intercettazioni: non sappiamo quante vengano respinte. La parte più critica dei rapporti tra pm e giudice», ricorda la vicepresidente Cnf, «non si colloca soltanto nel dibattimento, ma anche, e direi soprattutto, nel rapporto con il gip».

Parodi sostiene che «i problemi nella giustizia esistono, ma sono molto diversi da quelli che questa riforma vuole affrontare: l’esigenza assoluta che il pubblico ministero interpreti il suo ruolo va corretta non con la separazione, ma facendo capire allo stesso pm, come già oggi la legge prevede, la necessità di avere una visione giurisdizionale del quadro e di eliminare i processi che devono portare a un’assoluzione. Facciamo in modo che il sistema attuale funzioni, anziché parlare di una riforma della giustizia che è ordinamentale».

Una linea un po’ diversa dalla martellante campagna che fino a pochi giorni fa l’Anm ha condotto contro il presunto rischio di veder scivolare il pm sotto l’Esecutivo. Ma Sisto non ha risparmiato contrappunti a questa narrazione: intervistato dal direttore del Dubbio Davide Varì, ha intanto esortato gli avvocati a «entrare nel merito delle questioni» e a «giocare la partita fino al novantesimo minuto». E poi ha parlato senza mezzi termini di «tattica del fantoccio e della suggestione: inventano una teoria, quella delle Procure assoggettate al governo, e poi la criticano, dopo averne appioppato la paternità a noi. Smascherate l’inganno», è l’esortazione del viceministro. Che forse, a sentire Parodi, rischia di essere sempre meno necessaria.