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Gorizia, città dell’integrazione e dell’incontro tra i popoli. A piazza della Transalpina si può tenere contemporaneamente un piede in Italia e uno in Slovenia. È l’esempio lampante dell’unione tra due Stati e due popoli, senza più confini. Nella capitale europea della cultura 2025, l’Ordine degli avvocati goriziano ha organizzato, in collaborazione con il Cnf e la Fai, avvalendosi del patrocinio dell’Università di Trieste, una giornata di studio sul ruolo dei tribunali internazionali, del diritto umanitario e, considerato il luogo, sul senso del confine.
Al centro di tutto il lavoro degli avvocati. Vittorio Minervini, consigliere Cnf e vicepresidente della Fai, ha portato i saluti dell’avvocatura istituzionale. «La Fai - ha detto Minervini - da tempo ha iniziato ad occuparsi di un tema di straordinaria attualità: la guerra nel cuore dell’Europa. Parliamo di giustizia internazionale e conflitti in una città che a lungo è stata contrassegnata da un confine». Dalla Capitale europea della cultura nasce un messaggio di speranza. Da questa considerazione è partito l’intervento del consigliere Cnf Francesco De Benedittis. «Molti nodi critici – ha affermato -, connessi al diritto internazionale nella costruzione di un quadro di rapporti più giusto e pacifico, nel primario intento di salvaguardare i diritti della persona, hanno accompagnato la non semplice vita delle nostre genti, ma alla fine proprio in questo territorio la cultura del riconoscimento reciproco e della pace ha saputo prevalere sull’atavica contrapposizione, consentendo così di superare diffidenze legate ai tristi retaggi del passato e nel contempo di far mutare radicalmente la connotazione di rapporti e relazioni che sembravano destinati a rimanere connotati da reciproca irreversibile ostilità».
Secondo la presidente del Coa di Gorizia, Lucia Galletta, «il diritto è una chiave di lettura per leggere le vicende del passato». «Guerra e diritto – ha rilevato la rappresentante dell’avvocatura goriziana - sono termini che possono apparire in contrasto tra loro. Ma il diritto funge da argine in alcuni momenti delicati della storia, proprio come quelli che stiamo vivendo. Da Gorizia vogliamo lanciare un messaggio alla comunità forense con una testimonianza chiara: il dialogo tra i popoli deve essere un’occasione di crescita per tutti». Una toccante testimonianza è stata portata da Tanja Marusic, presidente dell’Ordine degli avvocati di Nova Gorica, la quale ha ricordato quando le due città erano divise. «La parola guerra - ha osservato Marusic - suscita terrore, mentre la parola confine induce alla cautela. Non possiamo però mai accantonare la parola pace.
A Gorizia e a Nova Gorica si intrecciano molte vicende che hanno fatto la storia dell’Europa. Archiviate alcune pagine del passato, adesso la collaborazione deve essere al centro di tutte le nostre attività e deve continuare senza sosta. I confini sono creati dai politici, le relazioni sono animate dalle persone». L’avvocato Mario Napoli ha definito Gorizia la “Berlino italiana”. «La cultura è un formidabile strumento di confronto e conciliazione» , ha sottolineato il consigliere Cnf.
Nella giornata di studio si sono succeduti diversi interventi di esponenti dell’accademia. Giuseppe de Vergottini ( emerito di Diritto costituzionale dell’Università degli studi di Bologna “Alma Mater”) ha riflettuto sulla Costituzione quale limite ai conflitti armati: «Il tema della guerra ha creato una divisione in dottrina, poiché, come è noto, la guerra stessa è ripudiata. Il ripudio non è però una peculiarità italiana. Le vecchie potenze dell’Asse, dopo la Secondo guerra mondiale, hanno voluto voltare pagina e hanno ribadito il rigetto della guerra per dirimere le controversie internazionali». Peccato che l’esperienza della storia sia stata di recente accantonata. Paolo Bargiacchi ( ordinario di Diritto internazionale dell’Università degli studi di Enna “Kore”), si è concentrato sui temi dei conflitti armati, dei confini e dei crimini internazionali, senza tralasciare le opportunità e gli ostacoli che ne derivano. «Il concetto di giustizia internazionale ha fatto notare Bargiacchi - si sta evolvendo tra mille difficoltà. Se aumentano i conflitti, aumentano anche i crimini internazionali.
Dal 1945 la Carta della Nazioni Unite vieta l’uso della forza. Eppure, nonostante ciò, nel corso degli anni sono stati numerosi i casi in cui si è verificato il contrario». Domenico Pauciulo dell’Università degli Studi di Trieste ha invece evidenziato l’importanza dello strumento arbitrale per dirimere le controversie e le dispute di frontiera, richiamando alcuni casi.
La giornata di studio è proseguita con gli interventi di Francesco Favi ( consigliere Cnf), Bruno Pascoli ( storico), Alberta Bollati ( illustratrice) e Roberto Cazzola ( scrittore).


